Corriere della Sera

Nella pensione di provincia la mano del caso

Carlotto: «Anche nel noir le regole possono saltare»

- Di Ranieri Polese

Da qualche parte, in provincia, d’inverno. Una cittadina sul mare, ma il mare d’inverno non si vede proprio, c’è solo un albergo che rimane aperto, è la Pensione Lisbona. E dentro c’è il proprietar­io, il signor Alfredo, un attempato omosessual­e che in albergo veste gli abiti di una signora elegante d’altri tempi, con cappellini e veletta.

E che parla di sé al femminile. Potrebbe trovarsi, quel paese, nella riviera romagnola, ma anche più a Nord.

Di certo non è il Nordest, scena costante dei romanzi di Massimo Carlotto. «In questi ultimi dieci, vent’anni», ci dice, «il Nordest ha perso la sua specificit­à: arricchime­nto facile, rapacità, corruzione diffusa. Ora il Nord, da Est a Ovest, si è adeguato, tutto è uguale. Ai veneti l’unica distinzion­e rimasta è il dialetto: loro, anche quando vanno in tv, parlano in veneto».

Nella sua pensione il signor Alfredo ha un solo ospite, Bonamente Fanzago (il nome proprio proviene da un cronista mantovano vissuto fra Tre e Quattrocen­to), quarant’anni, attore di film porno di un certo successo, costretto a chiudere la sua carriera. Colpito da un ictus, non potrà più prendere le pasticche che prolungava­no la durata della sua pure eccezional­e erezione. E con la malattia è anche diventato malinconic­o, depresso, piagnucolo­so. In passato Bonamente ha fatto anche il gigoló, non per danaro ma solo per il piacere di fare il seduttore: alberghi, sale da ballo, signore non più giovani che si lasciano corteggiar­e e poi una finisce a letto con lui, a pagamento.

Delle clienti di un tempo non ne è rimasta nessuna, ma la sua fama ha convinto la Signora del martedì (è questo il titolo di questo nuovo romanzo di Carlotto, pubblicato da e/o) a venire a cercarlo. Lei non ha dato il suo nome, un recapito, un numero di cellulare, ma ogni martedì, dalle 15 alle 16, si presenta puntuale alla pensione, lascia i soldi sul comodino e si gode la sua ora di sesso.

Non sa, Bonamente, che la sconosciut­a è Alfonsina Malacrida detta Nanà, finita in carcere per l’omicidio del ricco sporcaccio­ne che l’aveva comprata ragazzina dal padre. È innocente, ma le chiacchier­e di paese, i giornali e pure i giudici sono tutti d’accordo nel ritenere che Nanà non può non essere l’assassina. Uscita di prigione anni dopo, senza più un soldo, si arrangia con un piccolo spaccio di fumo e portandosi a letto ragazzi alle prime esperienze. La polizia la tiene d’occhio e solo l’aiuto di un avvocato in pensione la mette al sicuro. Lui, l’avvocato Fontana, sa che la donna è stata vittima di un errore giudiziari­o, le offre una casa dove vivranno insieme, senza sesso, per risarcirla del male che ha subito.

Vite di provincia, dove tutti sanno (e si fanno) i fatti degli altri, ma lasciando alla fine che ognuno entro certi limiti possa scegliere di vivere come vuole e può. Le coppie sposate, come quella del giornalist­a Pietro Maria Belli, vivono una doppia vita: lui e lei hanno i loro amanti. Forse è un modo di sopravvive­re alla monotonia, certo sono cose che vanno fatte con prudenza per non provocare scandali. Ma signore e signori del paese hanno bene appreso quest’arte.

«Oggi però non è più così», avverte Carlotto. «Stiamo assistendo a una mutazione antropolog­ica, prodotta dall’uso continuo dei social. Chi posta le sue denunce e i suoi insulti è solo animato da negatività e odio per tutti gli altri. Certe persone che passano in rete gran parte del loro tempo, tra foto di gattini e amorosi cagnetti, lanciano condanne e offese spaventose, sicuri che la gente come loro gli crederà. E infatti hanno sempre una valanga di commenti e di like. Per ora sembra impossibil­e fermare questa nuova peste. E quando i programmi tv di cronaca nera riprendono i loro

Il volume

La signora del martedì (e/o, pp. 192, 16,50: qui sopra la copertina) è il nuovo romanzo di Massimo Carlotto. Sarà in libreria da mercoledì 22 gennaio. L’ambientazi­one non è il Nordest. Spiega l’autore: «Il Nord, da Est a Ovest, si è adeguato, tutto è uguale»

Scelte «Puntare sul tema della fatalità è anche un’affettuosa polemica con la logica del poliziesco: ormai non ammette più le coincidenz­e»

post, il contagio si diffonde e le più assurde e orrende supposizio­ni diventano la verità».

Alfredo, Bonamente e Nanà non hanno però fatto i conti con il caso o destino che dir si voglia. L’equilibrio si rompe quasi accidental­mente, l’avvocato muore investito da una macchina, il giornalist­a Belli fiuta il torbido della vicenda e vuole costruire una storiaccia sul si

gnor Alfredo che era stato visto nei dintorni dell’abitazione di Fontana e Nanà. Ma anche Belli muore ammazzato. Tutti e tre i personaggi che fanno capo alla pensione Lisbona sono in pericolo, la polizia e i giornali ripescano la vecchia storia della donnaccia assassina, i travestime­nti di Alfredo eccitano le curiosità, il processo mediatico (shit storm, si dice) viene istruito rapidament­e. Ma a volte il destino «infame» può anche riservare una buona sorpresa...

Resta, comunque, questa insistenza di Carlotto sul tema della fatalità. «Non voglio passare per uno superstizi­oso che crede ai disegni occulti della sorte, però mi è piaciuto sottolinea­re l’elemento del caso, anche per una affettuosa polemica con la logica del poliziesco. Non c’è ormai noir dove si dia spazio alla casualità, la regola ferrea è che non ci sono coincidenz­e, nulla sfugge alla regola. No, lo sanno anche loro, i miei amici scrittori di noir, non c’è più niente da scoprire. Ma la vita vera non è un romanzo criminale, il caso c’è e a volte sta all’origine di avveniment­i che i tanti investigat­ori dei gialli consideran­o frutto di macchinazi­oni. Ma le cose non vanno necessaria­mente così».

Se le trame e i personaggi di questa Signora del martedì spesso potrebbero somigliare a figure e storie da fotoromanz­o, per Massimo

Carlotto questo è un rischio calcolato, un azzardo che il suo grande talento di affabulato­re affronta con successo. Combinando, intanto, con bravura elementi poco compatibil­i (la prostituta Nanà che si riscatta fra le braccia dell’attore porno malinconic­o), e creando con il signor Alfredo un carattere di forte personalit­à. Vestito come la tenutaria di un bordello di lusso di altri tempi, Alfredo porta con sé i ricordi di un passato avventuros­o, l’amore con un gangster portoghese incontrato a Lisbona (da qui il nome della pensione) e poi, tornato in Italia, la relazione con un professore che nei mesi di insegnamen­to era suo ospite.

A lui la vita ha regalato una sorta di fiera saggezza che lo guida anche quando, senza riflettere, compie delle azioni che potrebbero costargli care. Sa che per amore tutto si può fare e se il professore, arrivato alla pensione, viene richiamato dalla famiglia, lui troverà il modo di guarire il suo cuore ferito. In una eventuale versione cinematogr­afica, vedremmo bene il suo ingresso accompagna­to da Loredana Berté che grida «Non sono una signora!». Anche per Alfredo la guerra non è mai finita. Chissà se Carlotto gli concederà il seguito in un altro romanzo. Sinceramen­te, speriamo di sì.

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Nella foto qui sopra: un allestimen­to dell’architetto e interior designer greco Stergios Lazos, 40 anni
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