Il successo secondo Leo
«Rischiavo di fare l’eterno ragazzo della commedia italiana Ora ho piena libertà di scegliere»
Negli ultimi tempi andare al cinema da solo, una delle cose che preferisce fare, è diventato un po’ più difficile. Sta vivendo un anno speciale Edoardo Leo. È nelle sale da settimane con due film molto apprezzati dal pubblico, La dea fortuna di Ferzan Ozpetek, in cui è il compagno di Stefano Accorsi, ormai oltre i 7 milioni e mezzo di euro di incasso e 18 regali di Francesco Amato, che ha superato i due milioni. Mentre finisce le riprese di Ritorno al crimine, incastra date, sempre sold out, del suo monologo Ti racconto una storia. E si prepara a tornare dietro la macchina da presa con Lasciarsi un giorno a Roma. La poltrona da spettatore può attendere.
«Sono felicissimo. Ho cercato di smarcarmi dai ruoli da commedia, cercato e trovato altro: il film di Alfieri, Gli uomini d’oro, un noir, quello di Ferzan che mi ha fatto entrare nel suo mondo, 18 regali una
storia drammatica e delicata. Volevo uscire dal recinto meraviglioso dell’attore di commedia. Continuerò a farne, come il sequel di Non ci resta che il crimine, con il mio amico Max Bruno, ma sono felice che mi sia stato riconosciuto che posso spaziare».
Il mondo di Ozpetek. Com’è?
«Pieno di sfumature. Ferzan è un regista di attori, ti porta su territori nuovi. Con lui fai un vero viaggio che inizia dalle letture del soggetto a casa sua, poi sul set, posso dire che non è ancora finito. Fare quei numeri al botteghino vuol dire che essere capace di raccontare storie universali. Molte coppie, non solo di persone dello stesso sesso, si sono riconosciute in Alessandro e Arturo. Il film non teorizza sulla famiglia, ne racconta una che ha problemi simili a tante. Segno che il cinema, quando è grande, sa interpretare il proprio tempo meglio della politica».
«18 regali» è ispirato a una vicenda vera, quella di Elisa Girotto.
«Vera e drammatica. Prima di leggere il copione temevo fosse un instant movie, poi ci ho trovato delicatezza e attenzione che sul set con Vittoria Puccini e Benedetta Porcaroli abbiamo fatto di tutto per rispettare. Dopo aver visto il film Alessio, il marito di Elisa, mi ha detto che ha ritrovato l’essenza del loro rapporto».
Due ruoli da padre come è stato anche nella fiction «Ognuno è perfetto». «Ho 47 anni, solo in Italia si continua a trattare da giovane chi non lo è. Il rischio di fare l’eterno ragazzotto è terribile. Volevo raccontare uomini della mia età, addirittura in 18 regali arrivo ad avere 55 anni. Se sarò così tra qualche anno direi che è andata bene».
E il teatro?
«Porto il mio monologo per poche date in grandi teatri. È bello incontrare il pubblico, entro in scena dicendo: ‘Oggi festeggio 26 anni di gavetta’. Ne ho fatta molta, ho iniziato relativamente tardi, ho faticato. Un medico in famiglia, il mio primo ruolo in commedia, dopo tanti poliziotti. La svolta è stata il primo film da regista, Diciotto anni dopo. Il successo? Vuol dire conquistare la libertà di scegliere».
Gli incontri più importanti?
«Tanti. Il primo, determinante, è stato con Gigi Proietti, una frequentazione che non si è mai interrotta. Sto girando un documentario su quanto A me gli occhi please abbia cambiato lo spettacolo in Italia. Quest’anno compirà 80 anni, è un gigante. E poi Ettore Scola per Gente di Roma: il mio supereroe. Tra gli attori Nino Manfredi con cui ho avuto la fortuna di lavorare. Di recente l’incontro con Ferzan: mi ha permesso di uscire da un territorio in cui mi sentivo protetto, gli sono grato. Come attore sogno di girare con Paolo Virzì. E Gabriele Salvatores».
Prossimo film come regista?
«E interprete. Inizio a girare in marzo, una commedia romantica, su quanto sia complicato lasciarsi dopo tanti anni di convivenza».
Nel frattempo si è conquistato lo status di sex symbol.
«Forse è che sto invecchiando bene. Mi viene da ridere, ci scherzavo con Favino a Sanremo, anche lui un po’ riluttante. È merito dei personaggi che ci fanno interpretare, grazie a La dea fortuna noto che anche il pubblico maschile apprezza. Certo non dispiace, l’ego l’abbiamo tutti. Ma la cosa che mi fa più piacere è sentire che ho un pubblico allargato».
Gavetta
Festeggio 26 anni di gavetta, ne ho fatta molta e ho faticato. Gigi Proietti tra i miei maestri