Corriere della Sera

Vuole riprenders­i San Siro

A pranzo contro l’udinese in 60mila, lo svedese torna titolare. Pioli: «È una manna dal cielo, non una figurina»

- Carlos Passerini

MILANO Tanta voglia di Milan. Come non succedeva da molto, troppo tempo. Perché l’effetto Ibra è anche in questo, non solo nelle cose di campo, ma anche nell’amore ritrovato da parte di una tifoseria che con il ritorno dello svedese si sta riappropri­ando di un orgoglio mortificat­o da mesi, anni di miserie. Ieri fuori da Milanello c’era la folla di cacciatori di autografi: non si vedevano da un pezzo. E saranno addirittur­a in 60mila oggi a San Siro all’ora di pranzo. Contro l’udinese. Che, con tutto il rispetto, non è né l’inter né il Barcellona. Tutti pazzi per Ibra, campione showman.

Una fiammata d’entusiasmo che però era nell’aria, visto che già mercoledì scorso in 32mila avevano sfidato la notte, la nebbia e il ghiaccio di gennaio per vedere da vicino l’antico eroe tornato dal passato. Sono andati via delusi perché Pioli alla fine ha scelto di tenerlo al calduccio fino al vittorie soltanto su 9 partite per il Milan a San Siro: contro Brescia e Spal, 1-0 90’, con l’obiettivo di preservarl­o per oggi, quando partirà titolare accanto a Leao, l’allievo prescelto. Col quale, assicurano da Milanello, l’intesa cresce di giorno in giorno sul campo e fuori, nonostante i 18 anni di differenza. «Zlatan è una manna dal cielo, mica una figurina» assicura Pioli, uno che di solito preferisce scartare paroloni ed eccessi dialettici. Ma l’effetto Ibra sul Diavolo è stato troppo dirompente, in queste prime due settimane. «Non vuole perdere neanche il torello, con lui il livello degli allenament­i si è alzato, è il nostro valore aggiunto» spiega il tecnico. C’è da credergli. Perché da quando c’è Zlatan, in campo o anche

Simbolo Zlatan Ibrahimovi­c, 38 anni: è tornato al Milan dopo l’esperienza ai Los Angeles Galaxy (Lapresse) solo in panchina, è tutto un altro Milan. Nello spirito, nella mentalità, ma anche nei risultati: un pari con la Samp e due vittorie fra Cagliari e Spal. Serve però continuità. Servono conferme, perché tre partite sono un segnale, ma non bastano. Serve accelerare. Servono punti. Altrimenti resterà solo e soltanto una suggestion­e.

L’europa, almeno quella di seconda classe, è ancora alla portata. Si può fare. Il sesto posto che dà accesso all’europa League è lontano 4 punti: doveroso crederci. Perché il nuovo Milan, quello del 2020 riveduto e corretto grazie all’efficace 4-4-2 e alla sensatissi­ma bocciatura delle grandi delusioni Suso, Piatek e Paquetà, può farcela. Per il Diavolo è l’ora della verità, siamo al segmento decisivo. Oggi l’udinese, poi Brescia e Verona: se c’è un momento per ripartire, è questo. Occorre riprenders­i San Siro: in campionato solo 2 vittorie in 9 partite. Troppo poco.

Assenti per infortunio Calhanoglu, Calabria, Musacchio. Accanto a Romagnoli il titolare sarà ancora Kjaer, brillante al debutto. La notizia migliore, visto il suo stato di forma eccezional­e, è però il recupero di Gigio Donnarumma: fuori in Coppa per un problema muscolare, ieri ha rassicurat­o tutti. Ce la fa.

Entusiasmo ritrovato, quindi. Il Milan è tornato a credere in un futuro migliore. Occhio però all’udinese, rinata grazie al lavoro di Gotti, l’allenatore che non vuole fare l’allenatore. Le tre vittorie consecutiv­e in campionato non sono casuali, nelle ultime settimane i friulani hanno trovato un assetto solido, specie in difesa, con un solo gol subito. Chiaro che proveranno a giocarsela per un pari. Che al Milan però non può bastare.

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