La scelta di Sala: sigarette vietate alle fermate di tram e autobus
Sala: «Anche il tabacco produce smog, entro il 2030 interdizione totale». I dubbi dei Verdi
Una sigaretta mentre si aspetta il bus. Abitudine cui, almeno a Milano, si dovrà rinunciare. Il sindaco Beppe Sala ha promesso la svolta: il fumo di tabacco alimenta lo smog e la stretta arriverà anche sotto le pensiline, con multe per chi metterà mano all’accendino. Il divieto di fumo alla fermata o nelle code all’esterno dei locali pubblici sarà solo l’antipasto: nella Milano del 2030 sarà proibito fumare all’aperto. Questi gli obiettivi del Piano aria del Comune che dovrà essere approvato a marzo.
MILANO Per i fumatori è quasi un rito: la sigaretta mentre si aspetta l’autobus. Una (cattiva) consuetudine a cui si dovrà al più presto rinunciare, almeno a Milano, dove il sindaco Beppe Sala ha promesso la svolta: il fumo di tabacco inquina, contribuisce allo smog — che da due settimane in città è fuori da ogni controllo e da ogni parametro di legge — e la «stretta» arriverà anche sotto le pensiline, con multe per chi si accenderà una sigaretta in attesa del tram. Il divieto di fumo alla fermata o nelle code all’esterno dei locali pubblici sarà poi solo l’antipasto: nella Milano del 2030 sarà semplicemente proibito fumare all’aperto, stando almeno agli obiettivi indicati dal Piano aria del Comune, che dovrà esser approvato a marzo e che servirà poi all’amministrazione per firmare le ordinanze contro le sigarette alle fermate e per avviare così la nuova fase di lotta dura a tabacco e smog.
Milano ha peraltro già iniziato a dichiarare guerra alle sigarette all'aperto. Dal 2012 non si può più fumare nei parchi pubblici, nelle zone in cui ci sono giochi per bambini o attrezzature sportive (multe da 25 a 500 euro) e tra qualche mese il divieto scatterà anche nei chiostri della Statale. Persino la piazzetta di fronte alla sede di Google Italia è stata dichiarata da tempo smoke-free.
La nuova crociata nasce però dall’emergenza smog, «perché il vero rischio è che si riduca la questione ambientale al traffico e riscaldamento», ha spiegato ieri Sala: «Le analisi confermano invece che incidono anche il fumo, i forni delle pizzerie e gli ambulanti con i motori a benzina accesi. Insomma, in città dovranno essere introdotti molti obblighi, affinché ciascuno faccia la sua parte», ha concluso il sindaco .
L’annuncio dei nuovi proibizionismi piace a Girolamo Sirchia, ministro della Salute ai tempi del governo Berlusconi e papà, dal 2005, degli attuali divieti «al chiuso»: «La prima regola che mi stava più a cuore era proprio quella di estendere la norma ai luoghi con assembramenti di persone, come i gazebo fuori dai locali o le fermate dei bus, che consentono di fatto una contaminazione da fumo passivo; dare il segnale che ci si muove in questa direzione è già importante».
Diviso invece il mondo ambientalista. Se il milanese Carlo Monguzzi plaude ai nuovi stop («Provvedimenti giusti e utili, il fumo contribuisce alla formazione dello smog in misura del 5-7 per cento»), il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli si dice viceversa scettico rispetto ai reali benefici sulla qualità dell’aria: «Vietare il fumo in spazi pubblici è un atto civico, anche a rispetto delle persone, ma pensare che questo divieto sia utile nella lotta allo smog non solo è sbagliato ma rischia di essere dannoso per chi chiede provvedimenti strutturali».
Ancora più freddo il deputato milanese della Lega Alessandro Morelli, secondo cui la battaglia di Sala «è solo un’arma di distrazione di massa»: «L’amministrazione ha sbagliato tutte le politiche ecologiche e non basterà spegnere le sigarette in strada perché l’aria di Milano diventi pulita, forse bisognerebbe cambiare sindaco».