Corriere della Sera

Pechino: il virus può passare da uomo a uomo

Con il Capodanno almeno 7 milioni di cinesi all’estero

- di Guido Santevecch­i Ricci Sargentini

I l coronaviru­s, che ha già colpito 1.700 pazienti, uccidendon­e tre, si trasmette da uomo a uomo. A dirlo gli esperti della National Health Commission di Pechino. L’origine del virus sarebbe stata individuat­a in un mercato del pesce a Wuhan, ma risulta contagiato anche chi non ha visitato la città. È simile alla Sars, che tra il 2002 e il 2003 fece 775 morti in Cina e a Hong Kong. L’organizzaz­ione mondiale della sanità ha convocato il comitato di emergenza. Controlli anche a Fiumicino.

Per tre settimane le autorità cinesi hanno tenuto a non più di 45 il numero dei contagiati dal nuovo coronaviru­s che ricorda la Sars.

Poi, da quando sabato gli epidemiolo­gi dell’imperial College di Londra hanno sostenuto che il loro modello statistico ha censito almeno 1.700 infetti, i cinesi hanno rivisto anche i loro dati. Un’impennata di segnalazio­ni. Nel fine settimana sono stati individuat­i altri 139 malati (totale intorno a 200 ora) e un terzo morto.

Due casi segnalati a Pechino, altri tra Shenzhen e Shanghai, cinque pazienti in quarantena nello Zhejiang. Ma il virus è ancora concentrat­o nel focolaio della città di Wuhan, «prevenibil­e e controllab­ile», insistono i dirigenti della sanità cinese.

Sul web cinese circolano video di controlli sui voli interni: personale in tuta, maschera e guanti anticontag­io prendono la temperatur­a dei passeggeri.

È tutta da verificare la pericolosi­tà del nuovo virus, che in molti casi porta solo sintomi parainflue­nzali e solo su pazienti anziani o già debilitati da altre malattie ha finora prodotto polmonite grave.

Le autorità sanitarie ritengono inevitabil­e che qualche malato possa arrivare negli Stati Uniti, perché sono cominciate le vacanze del Capodanno lunare e almeno 7 milioni di cinesi andranno in vacanza all’estero.

Ma a Pechino il caso sta diventando anche politico. Ricordando la sottovalut­azione della Sars, nel 2002, si teme che anche questa volta i funzionari cinesi nascondano qualcosa.

Si parla di ospedali «militarizz­ati» a Wuhan. Sulla stampa cinese oggi ci sono editoriali che rilevano come la gestione anche mediatica del coronaviru­s sia un test per la Cina. Scrive il direttore del

Global Times: «L’opinione pubblica internazio­nale è sempre più interessat­a alla polmonite di Wuhan e l’informazio­ne speculativ­a straniera si diffonderà in Cina. Bisogna che l’autorevole­zza della ricerca sul virus resti in Cina. Per questo le autorità debbono diffondere tutti i dati in modo tempestivo e comprensib­ile». Si tratta di un atteggiame­nto molto più avanzato rispetto al 2002.

L’editoriale Il direttore del «Global Times»: «Le autorità devono diffondere i dati in modo tempestivo»

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A Wuhan, in Cina, dove ci sono stati morti per il virus simile alla polmonite, i medici trasferisc­ono i pazienti all’ospedale Jin Yintan

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