Corriere della Sera

«L’ex ministro come Pellico? Disse lo stesso per la Diciotti»

- Al. T.

«In mattinata pensavo di votare, poi mi sono convinto del contrario. Troppe forzature, non si può trasformar­e la Giunta in un palcosceni­co politico». Gregorio De Falco, ex 5 Stelle, senatore del Gruppo misto, alla fine ha seguito le sorti della maggioranz­a, che ha disertato il voto della Giunta per le immunità.

Senatore, una questione di principio o un tentativo di non perdere le elezioni?

«Non ho votato perché voglio tutelare le istituzion­i. Si è fatta un’enorme sceneggiat­a, con colpi di teatro e boutade varie. Ma già il percorso con cui ci si è arrivati è stato sbagliato».

Perché?

«La Giunta è stata marcata da totale parzialità. Il presidente Gasparri si è assegnato da solo il caso per l’ennesima volta, come già per la nave Diciotti. Cosa completame­nte inopportun­a. E con una relazione che è politica, più che tecnica. E poi c’è stata la vicenda delle istanze istruttori­e».

Cioè?

«Il 9 gennaio, in un clima rilassato e collaborat­ivo, sono state presentate sette istanze istruttori­e. Nessuno obietta nulla e, come succede di solito, si danno per acquisite».

E invece?

«E invece tre giorni dopo, il 12, Gasparri si inventa a posteriori delle obiezioni e le mette ai voti. Lo fa quel giorno perché mancano Grasso e Giarrusso e quindi ha la maggioranz­a necessaria. Ma non basta. C’è la questione dei 30 giorni».

Il termine entro cui la Giunta doveva esprimersi, altrimenti si andava in Aula.

«Si stabilisce che è un termine perentorio. Ma la presidente Casellati fa uno strappo e approva un ordine del giorno che non ha valore regolament­are. Così facendo rinvia il voto in Giunta».

Ammesso che sia così, non le pare che il vero motivo sia evitare di dare un vantaggio a Salvini in vista delle Regionali? Non è un po’ ipocrita astenersi visto che in Aula poi si voterà sì?

«Pensavo anch’io così: gli italiani non sono stupidi e capiranno tutto. Poi ho pensato che bisogna tutelare le istituzion­i».

Salvini si paragona a Pellico.

«Lo ha fatto per poche ore anche nel caso della Diciotti. Poi ricordo che spuntarono le lacrimucce, nel discorso. Aveva paura. È normale che ce l’abbia, l’ha fatta grossa».

Ora dice il contrario, che non ha paura del carcere.

«Magari è convinto di prendere il potere assoluto. Ma basta scappare: è già fuggito dalle responsabi­lità di governo perché non poteva tenere fede alle sciocchezz­e che aveva promesso, con la complicità dei 5 Stelle».

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