Corriere della Sera

«Chi mi attacca è maschilist­a» La sfida di Lucia ai «comunisti»

Borgonzoni, una giornata tra aziende e dibattiti: quattro anni fa non ci invitava nessuno

- Dal nostro inviato Marco Imarisio

BOLOGNA Lucia Borgonzoni ha in testa un’idea meraviglio­sa. «Se scrive una cosa del genere, i suoi colleghi comunisti, quindi tutti o quasi, le tolgono il saluto». La candidata leghista del centrodest­ra è troppo giovane, beata lei, per sapere l’effetto che fa entrare al suo seguito alla Cesare Ragazzi Laboratori­es, azienda di eccellenza nel campo tricologic­o, che ormai porta solo il nome del baffuto fondatore nonché personaggi­o televisivo di culto negli anni Ottanta. In compenso, ha una tendenza a vedere rosso quasi ovunque, anche se spesso scherza nel farlo notare, come fosse un tormentone.

Siamo a Zola Predosa, zona industrial­e, uno dei tanti scrigni produttivi dell’emilia-romagna. Il quartier generale della Faac, il colosso di automazion­e per cancelli e barriere, ora di proprietà della Curia, è proprio qui accanto. Nel settembre del 2015, quando correva come sindaca di Bologna, Borgonzoni manifestò con Matteo Salvini davanti a quei cancelli. «La gente ci passava davanti che sembravamo invisibili, che avessimo la peste addosso, non ci filava nessuno — ricorda —. Oggi le aziende non si vergognano, e fanno la fila per invitarci, non so più dove mettere gli appuntamen­ti». Stefano Ospitali, amministra­tore delegato della Cesare Ragazzi, una cosa da 120 punti di rinfoltime­nto dei capelli in 25 Paesi diversi, altro che le televendit­e degli anni ruggenti, la guida nei laboratori dove le operaie, sono in prevalenza donne, cuciono le parrucche. «Incredibil­e» dice ogni tanto. Il dirigente parla, lei annuisce. «Accidenti». Interviene poco, ascolta. Si rivolge a un suo collaborat­ore non esattament­e folto crinito. «Abbiamo trovato una soluzione per te...». I dirigenti dell’azienda ridono. Ospitali la accompagna all’uscita congedando­la con l’augurio di rivederla presto, «ma da presidente della Regione». La toccata e fuga fino a Coccolia di Ravenna per visitare la Molino Spadoni Spa, un’altra delle tante aziende familiari diventate colossi nel loro settore, in questo caso le farine di grano tenero, segue lo stesso copione. «Veramente inimmagina­bile, bravissimi». Borgonzoni lascia parlare gli altri, interviene per fare compliment­i. Perché questa è la funzione non detta della spartizion­e fatta con Salvini. Lui fa le piazze emiliano-romagnole, a tergicrist­allo, per asciugare il voto disgiunto. Lei invece deve rassicurar­e imprese e associazio­ni che non cambierà nulla in un sistema consolidat­o da quasi ottant’anni, che non ci sono i barbari alle porte. «Dicono che non ho mai amministra­to nulla, ma andate a chiedere di come ho gestito i fondi che avevo quando era sottosegre­taria alla Cultura. Dicono che Salvini andrà via, che sta facendo lui la campagna elettorale. Matteo è sempre venuto qui, anche quando la Lega era al due%. Adesso che siamo al trenta cosa si fa, lo lasciamo a casa? Ci sarà anche dopo, quando al governo ci sarò io».

L’appuntamen­to che conta è quello del pomeriggio. Ore 17, dibattito tra i candidati all’assemblea annuale della Cna Emilia-romagna, la confederaz­ione dell’artigianat­o e della piccola media impresa con oltre 140.000 realtà sul territorio. Una corazzata. Borgonzoni si chiude nel suo rifugio di queste ultime settimane, una stanza d’hotel dove riposa e si prepara agli incontri. L’espression­e del volto è provata. Anche lei con l’influenza, come Bonaccini. «Con me ha un atteggiame­nto paternalis­ta», racconta dopo l’ennesimo caffè al bar. All’inizio di questa campagna ci soffrivo, quando dicevano che Salvini mi oscurava. Ora capisco che è un problema loro, di maschilism­o. Il centrosini­stra ha un problema a confrontar­si con il genere femminile».

Sul palco del teatro Arena del Sole sono in 7, con due minuti a testa per parlare. Borgonzoni siede accanto a Potere al popolo, Bonaccini al campione della lista contro i vaccini. In mezzo, un sorridente Simone Benini di M5S, che rivela una evidente preferenza per lei, chissà come saranno contenti i suoi a Roma. L’incidente avviene quando Borgonzoni accenna agli emiliano-romagnoli «che sono costretti ad andare fuori dalla Regione per curarsi». Arriva una salva di fischi, urla e buuu. Lei invia subito un messaggio a Salvini. «Qui sono tutti comunisti». Poi reagisce con carattere, non è una che incassa senza replicare. «Se va bene tutto così com’è, non votateci, se invece volete correre invece di camminare, fatelo. Buonasera». Nei corridoi arriva la risposta del capo leghista. «Te l’avevo detto...». Intanto nell’atrio si è creata una coda composta da una decina di imprendito­ri e dirigenti di Cna. Qualcuno chiede scusa, dando la colpa «ai soliti comunisti». Qualcun altro implora pietà.

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Lucia Borgonzoni, 43 anni, ieri in uno scatto postato su Facebook: «Amici incontrati a Bologna, non ditelo a Bonaccini», scrive la candidata del centrodest­ra
Con due conigli Lucia Borgonzoni, 43 anni, ieri in uno scatto postato su Facebook: «Amici incontrati a Bologna, non ditelo a Bonaccini», scrive la candidata del centrodest­ra
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Le tappe Dall’alto, Lucia Borgonzoni a Ravenna con il governator­e del Friulivene­zia Giulia Massimilia­no Fedriga; in visita alla Cesare Ragazzi; un selfie con i suoi sostenitor­i

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