Pattugliare Hormuz? L’italia dice sì
Roma prende parte alla «coalizione dei volenterosi» a guida francese. La decisione per ora è politica
Anche l’italia nella missione europea per la protezione di Hormuz. Il nostro Paese si unisce — per ora a livello politico — alla task force a comando francese della quale faranno parte anche Belgio, Danimarca, Germania, Olanda, Grecia e Portogallo. Due le basi: quella navale di Mina Zayed ad Abu Dhabi e la pista di al Dhafra, sempre nel piccolo quanto potente Emirato.
La nascita della forza di sorveglianza è stata annunciata dal ministro della Difesa di Parigi, Jean-ives Ledrian e confermata dall’alto commissario europeo Josep Borrell dopo una riunione del Consiglio degli Affari Esteri a Bruxelles. L’iniziativa, lanciata in luglio, rappresenta una «coalizione di volenterosi» che dovranno impegnarsi nella sicurezza lungo le rotte del petrolio. Quattro Paesi — Danimarca, Francia, Grecia e Olanda — si sono detti pronti ad azioni concrete, gli altri hanno promesso un sostegno che potrebbe essere poi seguito da interventi più diretti. Il governo italiano al momento ha dato la sua disponibilità a fornire aerei e navi, ma nulla è stato deciso su numeri e tipo dei mezzi.
Il progetto della missione è sorto in alternativa all’operazione Sentinel varata dal Pentagono.
Washington puntava ad un’alleanza di una ventina di Paesi per garantire il traffico marittimo attraverso due punti chiave: lo stretto di Hormuz, nel Golfo Persico, e quello di Bab el Mandeb, nel Mar Rosso. Solo che il reclutamento lanciato dal segretario di Stato Mike Pompeo ha incontrato molte resistenze da parte dei partner atlantici. Gli europei vogliono la stabilità dell’area, ma non intendono imbarcarsi in situazioni che possano a portare ad uno scontro diretto con l’iran. Preoccupazione legata alle possibili conseguenze, ma anche agli interessi importanti mantenuti con Teheran.
Approccio non diverso da quello di Giappone e India, che hanno preferito un percorso autonomo. New Delhi
ha schierato alcune unità, mentre Tokio ha inviato un aereo ricognitore a Gibuti ed una nave. Presenze ridotte sempre ispirate dalla volontà di esserci e, al tempo stesso, distinte da altre per non essere
Uomini e mezzi Il governo pronto a fornire aerei e navi: nulla è stato deciso su numeri e tipo di mezzi
classificati in un campo ben determinato. Il teatro è pieno di sorprese, tra sabotaggi e duelli missilistici.
Al fianco degli Usa ci sono invece Gran Bretagna, Australia, Emirati, Arabia Saudita, Qatar, Albania e Bahrain, Stato che accoglie il quartier generale. Appoggio esterno — probabilmente con l’intelligence — da parte di Israele. Sempre ieri è stato comunicato che la Grecia invierà il sistema anti-missile Patriot nel regno saudita per potenziare lo scudo dopo il bombardamento dei siti petroliferi attribuito all’iran. Donald Trump ha sollecitato la Nato a partecipare alla difesa di Riad e la decisione di Atene sembra rispondere all’appello.