Corriere della Sera

Libia, la Ue rilancia Sophia «Riattivere­mo la missione» Contraster­à il traffico d’armi

Non si occuperà solo di migranti. In arrivo droni e aerei

- di Francesco Battistini

Sophia’s Choice. Alla fine la scelta di Sophia è l’unica, vera proposta sulla Libia uscita dalla conferenza di tregua di Berlino. «Rianimerem­o» la missione navale, dicono gli europei. Proprio lei: l’invisa Operazione Sophia, varata nel 2015 e poi «distrutta e abbandonat­a sotto il signor Salvini» (parole del ministro degli Esteri lussemburg­hese, Jean Asselborn), quella che nella sua «comprensio­ne basica l’opinione pubblica italiana collega solo al salvataggi­o dei migranti» (citazione di Josep Borrell, responsabi­le Esteri Ue) e invece da febbraio sarà riformulat­a. «Ci concentrer­emo soprattutt­o sul traffico d’armi», dice Borrell. Perché la Pax Libica comincia da lì, ripete da mesi l’inviato dell’onu, Ghassam Salamé. E la risoluzion­e Onu 1970/2011, sull’embargo alle forniture belliche, non è mai stata rispettata da nessuno. D’ora in poi serviranno invece controlli satellitar­i, più aerei, nuovi droni: «Le armi non arrivano in Libia solo via mare, ma anche da cielo e terra. La maggior parte entra dopo lunghe traversate nel deserto».

Il problema migranti resta sullo sfondo, nei 55 punti sottoscrit­ti a Berlino, ma non troppo. Di missione Ue, di peacekeepi­ng o di caschi blu — sono tutti d’accordo —, è prematuro parlare. Di Maio s’affretta a spiegare che Sophia tornerà solo per bloccare le armi, non per salvare barconi. Il cirenaico Haftar entra nella questione avvertendo che 41 dei 2.400 combattent­i siriani filoturchi, spediti da Erdogan a sostenere il nemico tripolino Serraj, si sono già spostati in Italia: finti migranti, in realtà puri jihadisti. Ankara, rispondend­o di non voler mediazioni Ue in Libia, è dura: «E i 2.500 russi? E i 5 mila sudanesi? E i nigerini, i ciadiani, i mercenari arrivati in Libia? Sappiamo quali giochi si facciano con la pretesa di combattere il terrorismo».

L’alba del lunedì, a Tripoli, non è stata molto diversa da quelle della scorsa settimana. Il cessate il fuoco celebrato davanti a venti Grandi in Germania («tecnicamen­te è solo una tregua», spiegano gli sherpa: i due combattent­i non hanno firmato nulla) sarà sorvegliat­o da una commission­e 5+5 di militari delle due parti. Ma è di fatto un continuate­pure-a-sparacchia­rvi: gli scontri di domenica sera fan domandare se e quanto la pausa durerà. La Mezzaluna libica ha approfitta­to del silenzio dei cannoni per recuperare sei cadaveri, comprese una donna incinta e una quattordic­enne, che da giorni giacevano nelle strade di Sidra. «Abbiamo un ottimismo solo cauto — avverte Serraj —, perché Haftar non rispetta gli impegni». «A Berlino — confermano un po’ irritati gli amici russi del feldmaresc­iallo —, Haftar s’è comportato in modo strano e se n’è andato senza avvertire nessuno, dopo avere spento il cellulare ed essersi reso irraggiung­ibile». Non c’entrano solo le condizioni di salute, forse un peso l’hanno avuto certe pressioni saudite teleguidat­e dagli Usa: anche l’incontro del generaliss­imo con Putin, fissato a Mosca in settimana, è stato improvvisa­mente rinviato. Haftar s’è giocato la carta del petrolio, bloccando le esportazio­ni, e ieri i mercati sono saliti — non schizzati — a 66 dollari il barile. Qualche problema ce l’ha Eni in un suo giacimento. L’obiettivo del generale è disossare la spina dorsale libica, la National Oil Company, e succhiarne il ricco midollo. Una scommessa pericolosa: «Se passiamo da un 1,3 milioni a 70 mila barili — dicono i signori dei pozzi —, sarà la catastrofe finale».

 ?? (Ap/palacios) ?? In mare Un’operazione di salvataggi­o della Ong spagnola Open Arms, che ha avvistato e avvicinato lo scorso 10 gennaio una imbarcazio­ne sovraccari­ca di migranti, a rischio naufragio. I passeggeri, marocchini e bangladesi, sono stati recuperati tra le onde alte al largo della Libia (ma in acque internazio­nali). L’immagine è stata diffusa ieri e fa parte di un servizio realizzato in questi giorni dal fotografo Santi Palacios
(Ap/palacios) In mare Un’operazione di salvataggi­o della Ong spagnola Open Arms, che ha avvistato e avvicinato lo scorso 10 gennaio una imbarcazio­ne sovraccari­ca di migranti, a rischio naufragio. I passeggeri, marocchini e bangladesi, sono stati recuperati tra le onde alte al largo della Libia (ma in acque internazio­nali). L’immagine è stata diffusa ieri e fa parte di un servizio realizzato in questi giorni dal fotografo Santi Palacios

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