Alla ricerca della sicurezza nell’epoca della fragilità
Il saggio di Vittorino Andreoli. «La paura contagia ogni ambito della nostra vita: dobbiamo liberarcene»
«Io mi occupo dell’uomo. Anche di quello che soffre, di quello che manifesta la follia. Chi si occupa di uomo, qualunque uomo, ha però sempre davanti una domanda: quali sono i suoi bisogni presenti?».
Vittorino Andreoli è uno dei maggiori psichiatri italiani. Pubblica libri, è invitato a conferenze, trova sempre il tempo di curare pazienti. Continua a farlo per aiutare a capire. Noi stessi e il mondo circostante. Ed oggi, sostiene, occorre fare i conti con un grosso pericolo, percepito dall’uomo del tempo presente come il suo principale bisogno: la sicurezza. Il suo ultimo libro («Homo Incertus», pubblicato per Rizzoli) è dedicato a questo.
«Viviamo nella democrazia della paura. L’insicurezza è trasversale. Contagia tutto. È percepita in economia, a livello sociale, individuale, nella sfera delle amicizie, nelle relazioni familiari, tra i sessi, nelle coppie. Siano tutti dei frustrati che sospettano dell’altro». La cosa più scioccante, sostiene lo psichiatra, «è che per paura non si fanno più scelte. O meglio le scelte non si compiono per organizzare il futuro ma per risolvere la paura immediata. Mai come in questa era è stato ucciso il futuro».
Nel saggio Andreoli non fa uso di categorie psicologiche. Ascolta i suoi pazienti, trascrive. Descrive ciò che dice di osservare. La realtà. Come gli si pone davanti. «I giovani studiano ma poi sono spinti all’incoerenza dalla società. Perché? Non c’è l’identità di ruolo, non c’è il “mi piace fare il medico e lo faccio”». Evoca un altro scenario: l’evaporazione delle relazioni umane. «Vengono da me madri piagenti che dicono “non riesco a parlare con mio figlio”. Mi viene da rispondere, gli scriva un sms».
Andreoli dice di riflettere sui cocci dei vasi che vanno in frantumi, sui sintomi: piccole febbricole che si trasformano in grandi febbri. Perché la società dell’insicurezza è alimentata dalle fantasie delle preoccupazioni eccessive che si trasferiscono nelle relazioni affettive. «Oggi le coppie si guardano, una di fronte all’altro, come se fossero davanti ad uno spettacolo. Lui e lei trascorrono il tempo al telefonino. Ma toccatevi, dico io. Ci sono un sacco di coppie che non fanno più sesso. La sessualità sta scomparendo. Al suo posto milioni di siti erotici».
Paura. La si può però imbrigliare, attenuare, sostiene Andreoli. Con l’umanesino. Che rappresenta il ritorno alla madre. «Nelle grandi società questa figura è stata sempre rassicurante, equilibrante. L’umanesino si pone sui principi della comprensione e della cooperazione. Oggi vedo donne orripilanti, che cercano il potere. Che hanno tradito le doti della femminilità. Doti che il maschio non ha.
La via d’uscita L’unico antidoto è l’umanesino: capire l’altro e imparare a donare qualcosa di sé