Corriere della Sera

PERCHÉ NON È CENSURA CANCELLARE L’«ARTE» CHE HA EFFETTI SPAVENTOSI

- Di Paolo Salom

OIl bassorilie­vo che mostra una scrofa che allatta bambini ebrei mentre un rabbino ne osserva le terga

ggi, a Naumburg, in Germania, si decide in tribunale la sorte di un bassorilie­vo che adorna la chiesa di Wittenberg (dove Lutero aveva affisso le sue 95 tesi) da oltre 700 anni. I giudici dovranno stabilire se sia opportuno staccarlo dalla parete esterna. Nel Paese della Riforma e dell’olocausto, la questione è controvers­a, tutt’altro che nuova ed è tornata al centro di aspre polemiche. Intanto perché la richiesta di rimuovere l’opera viene da un membro della comunità ebraica di Bonn, Michael Düllmann, di 77 anni. E poi perché il Paese si è diviso tra chi sostiene che «arte e storia» non vanno mai censurate e chi invece è favorevole a sistemare il tutto in un museo accompagna­to da un documento esplicativ­o. Tra questi ultimi anche Felix Klein, il commissari­o federale contro l’antisemiti­smo. Ora, la «scultura» (in Germania ce ne sono una trentina) è un classico esempio di Judensau, ovvero «scrofa ebraica», figura medievale che aveva lo scopo preciso di mostrare gli ebrei tedeschi come «corpo separato e bestiale» rispetto ai cristiani: una feroce vignetta ante litteram, insomma, un messaggio di efficace propaganda. Rimuoverla sarebbe un crimine contro la cultura? Evitiamo rimandi alla sensibilit­à odierna: tuttavia questi bassorilie­vi dovrebbero essere stati rimossi da tempo. Ci sono altri esempi di «scontri di civiltà» trasformat­i, nel passato, in arte. Però l’insegnamen­to degli Judensau ha avuto effetti spaventosi, come sappiamo, proprio in Germania. Cancellarl­i non è censura, è atto dovuto.

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Medioevo
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