Sentenze e parità femminile spiegate da Cartabia in tv
In una serie di 6 puntate su Rai Storia la neopresidente racconta come la Consulta ha cambiato l’italia
La scheda
● Marta Cartabia, presidente della Consulta, racconta il cammino dei diritti delle donne con la giornalista Stefania Battistini nel programma «Senza distinzione di genere», in onda oggi alle 20.40 su Rai Storia
ROMA Quando Marta Cartabia è stata eletta all’unanimità presidente della Corte costituzionale si è parlato di svolta epocale, di rottura (fu proprio lei a dirlo) del «tetto di cristallo». Poco più di un mese dopo, Rai Cultura dedica un programma in sei puntate alla prima donna presidente dell’alta Corte per scoprire come la Consulta abbia contribuito a cambiare (in meglio) la società. La serie parte stasera alle 20.40 su Rai Storia e il titolo, «Senza distinzione di genere», spiega l’obiettivo del progetto. Raccontare come l’alta corte abbia svolto la sua azione a tutela dei diritti dei cittadini e in particolare delle donne che, spiega Cartabia intervistata da Stefania Battistini, «tradizionalmente costituiscono la parte debole della società». L’amore, la famiglia, il lavoro. Quanto hanno inciso le sentenze della Corte nel lungo cammino verso la parità?
Poco più di mezzo secolo fa bastava la querela di un marito per mandare in carcere una moglie adultera. Finché, nel dicembre 1968, la Consulta ha dichiarato illegittima la disparità di trattamento. Nella prima puntata la presidente Cartabia ricorre ai Beatles per ricordare la mentalità dominante prima del ’68. In Hard days night lui torna «stanco
Chi è Marta Cartabia, 56 anni, prima donna presidente della Consulta come un mulo» e trova la moglie ad aspettarlo, in una casa dove «tutto sembra essere perfetto» grazie a lei. La citazione serve a Cartabia per ripercorrere la storia di Rosa Oliva de Concilis, protagonista nel ’59 di una straordinaria battaglia per accedere alla carriera prefettizia. Mentre scorrono le immagini in bianco e nero la giurista spiega come, «invece di adagiarsi alla mentalità in cui era cresciuta», Rosa sfida il Viminale e ottiene la sentenza n. 33 del 13 maggio 1960, la prima e la più importante in materia di parità. Da allora la Corte, spazzando via un ostacolo giuridico dopo l’altro, ha contribuito a cambiare la società. «Un mutamento culturale non si fa dal giorno alla notte, ci vogliono pazienza e tenacia», riflette Cartabia. E ci vogliono (anche) le donne nei posti chiave: «È importante che nel collegio le diverse prospettive siano presenti, perché poi la voce della corte sia davvero neutrale». Nel 2011, quando arrivò alla Consulta, Cartabia era sola in mezzo ad «altri 14 gentilissimi colleghi». Coccolata, ma spesso «sotto osservazione». L’arrivo di altre donne nel palazzo ha reso «normale farsi un complimento, indossare un foulard, offrire un tè a un collega». Nel chiuso del collegio «uno vale uno» e quindi non è la forza dei numeri che fa la differenza, ma «la forza della ragionevolezza». È il metodo Cartabia, una rivoluzione gentile.