Corriere della Sera

Il favorito Sanders agita i democratic­i

«Solo contro Wall Street e tutto il sistema». Il senatore Sanders è super favorito nello Stato dell’iowa, che oggi dà il via alle primarie dem

- Di Massimo Gaggi e Giuseppe Sarcina

«OBernie o niente». Il vecchio slogan del Che («Patria o muerte») torna utile, parafrasat­o, per descrivere l’atmosfera nel quartier generale del Senatore Bernie Sanders, a Des Moines. Una ventina di ragazzi e ragazze scrutano i pc senza alzare lo sguardo. Abbigliame­nto sciolto, felpe, camicioni a scacchi. Un golden retriever sonnecchia indisturba­to. Disciplina ferrea: lo «staff», i quadri dell’organizzaz­ione, non possono parlare con nessuno. I volontari sì, ma solo se autorizzat­i. Sul muro è appeso un grande manifesto con 12 regole onnicompre­nsive. Un misto di ovvio buon senso, paternalis­mo e psicologis­mo spicciolo. La numero 1, per esempio, prescrive: «Comportate­vi come se lavoraste alla Casa Bianca per il popolo americano». Ok. Ma che dire della numero 10? «Sappiate riconoscer­e i vostri pregiudizi e il modo in cui possono avere influenza su di voi. I pregiudizi possono condiziona­re le nostre decisioni, pensieri e comportame­nti talvolta senza che noi ce ne rendiamo conto...».

Nel 2016 i fan di «Bernie» erano politicame­nte selvaggi, scapigliat­i, aperti e simpatici. Oggi appaiono come una falange compatta, dogmatica, anche un po’ più scorbutica. A Des Moines sono loro i più convinti di vincere stasera nei «caucus» dell’iowa, l’atto d’apertura delle primarie democratic­he. Da soli contro tutti i rivali, contro «l’establishm­ent» del partito democratic­o, contro «Wall Street», contro «le big corporatio­n» e così via.

In realtà la gara è ancora aperta e molto incerta. L’ultimo sondaggio della Cbs dà Sanders e Joe Biden in testa con il 25%. Terza posizione per Pete Buttigieg con il 21%; quarta Elizabeth Warren con il 16%; in coda Amy Klobuchar con il 5%. La media delle rilevazion­i, calcolata dal sito Realclearp­olitics, proietta al comando il Senatore «rivoluzion­ario», con il 24%, Biden è al 21%.

Ma qualunque sia il risultato, per i «sandersian­i» non ci sono alternativ­e a Bernie. Lo mettono in chiaro Diego, 22 anni, figlio di immigrati messicani, oppure Jones, 33 anni, giornalist­a militante di New York. Lo spiega una delle attiviste in una piccola riunione «di addestrame­nto», usando un tabellone bianco e qualche filmato di repertorio. È tutto previsto. «Se vi chiedono delle condizioni di salute di Bernie (78 anni, un attacco cardiaco superato lo scorso ottobre ndr), rispondete che sta benissimo e che in ogni caso è circondato da consiglier­i esperti in tutti i campi».

Parlando con i militanti vengono fuori giudizi netti, etico-morali, prima ancora che di merito politico. Spunta anche qualche «pregiudizi­o», che sarebbe vietato dalla norma numero 10 di cui sopra. Il senatore del Vermont è «integro», «pulito», «incorrutti­bile». Stroncati tutti gli altri, a cominciare dalla candidata teoricamen­te più vicina, la senatrice Warren, liquidata come «machiavell­ica», che qui è considerat­o un insulto gravissimo.

Sono più o meno le stesse cose che Sanders ha ripetuto nelle ultime ore della sua campagna. Nei piccoli comizi, come nel villaggio di Indianola o nei grandi raduni, introdotti da concerti, come quello di sabato sera, a Cedar Rapid: tremila persone e altre 680 mila collegate con la diretta Facebook per ascoltare Bernie e la musica indie rock dei Vampire Weekend. Negli ultimi giorni sul palco si sono viste le stelle della sinistra neosociali­sta, le deputate Alexandria Ocasio-cortez e Ilhan Omar; oltre al regista Michael Moore.

Ma «Bernie o niente» potrebbe diventare da domani un problema dirompente per lo schieramen­to progressis­ta in tutto il Paese. Per un motivo molto semplice: gran parte della sinistra radical non sembra disponibil­e a votare un altro democratic­o, chiunque sia, nella sfida finale contro Donald Trump il 3 novembre 2020.

Il turno dell’iowa assegna 41 delegati, solo l’1% del totale. Per conquistar­e la nomination occorre raggiunger­e la soglia di 1.990 rappresent­anti. Ma storicamen­te la spinta iniziale dei «caucus» si è rivelata fondamenta­le per i candidati vincenti, dai presidenti Jimmy Carter a Barack Obama fino, quattro anni fa, a Hillary Clinton, la prima donna a ottenere la nomination del partito.

Ecco perché il fronte moderato sta moltiplica­ndo gli sforzi per bloccare o almeno contenere il «Fenomeno Sanders».

Chi è in vantaggio L’ultimo sondaggio dà Sanders e Biden avanti con il 25%, Buttigieg al 21% e Warren al 16%

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 ??  ?? Comizio Bernie Sanders in Iowa (sotto a sinistra un primo piano): un sondaggio di Forbes mostra che il senatore è il favorito (con il 32%) tra gli elettori tra i 18 e i 29 anni (Afp)
Comizio Bernie Sanders in Iowa (sotto a sinistra un primo piano): un sondaggio di Forbes mostra che il senatore è il favorito (con il 32%) tra gli elettori tra i 18 e i 29 anni (Afp)
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In campo Alexandria Ocasio-cortez, 30 anni, deputata di New York, è tra i suoi sostenitor­i più importanti
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