«Dati positivi, ma non significa che l’epidemia stia arretrando»
Il virologo Nicastri : i bambini sono esenti? Dobbiamo ancora capirlo
Arrivano notizie confortanti. L’oms rileva che non sono stati registrati casi di coronavirus in nuovi Paesi nelle ultime 24 ore. E in Cina per la prima volta il numero dei pazienti guariti ha superato quello dei morti.
L’epidemia sta rallentando la corsa?
«No, l’abbassamento della curva non significa si sia fermata. Già domani i siti aggiornati potrebbero segnalare una nuova impennata. Le epidemie fanno così», risponde Emanuele Nicastri, che dirige il centro di malattie infettive ad alta intensità di cura dello Spallanzani dove sono ricoverati anche i due coniugi cinesi contagiati dal nuovo agente infettivo.
Il nuovo coronavirus sembra non colpire i bambini.
«Difficile affermarlo con certezza nella fase iniziale delle epidemie. Noi sappiamo che nelle prime fasi non colpiva i bambini, adesso si sono verificati i primi casi. Dobbiamo aspettare per comprendere il comportamento del virus e se predilige certi individui». Nulla di definitivo? «Le informazioni ufficiali sono ferme alla descrizione dei primi quarantuno casi confermati in Cina, pubblicate recentemente sulla rivista Lancet. Riguardavano prevalentemente le persone infettate nel mercato di pesce e animali vivi di Wuhan, la città dove è stato segnalato il primo focolaio all’inizio di gennaio. In quel gruppo di pazienti non c’erano bambini e così si spiega l’ipotesi che non fossero attaccabili. Proprio giovedì scorso si è avuta notizia del primo bimbo contagiato in Germania».
Fra gli adulti ci sono persone più esposte al rischio?
«Il virus diventa più temibile per gli individui che hanno altre patologie, soprattutto respiratorie e cardiache, e di età avanzata. Sono gli stessi fattori di rischio di prendere l’influenza. Ecco perché la vaccinazione antinfluenzale viene raccomandata e offerta gratuitamente oltre i 65 anni e ai malati cronici. Sono i pazienti che hanno maggiori probabilità, una volta contagiati, di andare incontro a problemi seri che possono portare alla morte. E’ proprio nel periodo influenzale infatti che aumenta la mortalità».
Chi è in buone condizioni di salute e ha un’età non equiparabile alla vecchiaia rischia ugualmente?
«Chi sta bene ha pochi fattori di rischio. Esattamente come per l’influenza. Se si ammala sviluppa sintomi lievi e non dovrebbe andare incontro a complicanze. Questo in linea generale».
Chi guarisce dall’infezione da coronavirus può ammalarsi una seconda volta?
«Non abbiamo dati sufficienti per dare una risposta su quella che noi chiamiamo immunità persistente, cioè l’assenza di episodi di malattia successivi al primo. Normalmente dopo aver avuto una malattia respiratoria virale si sviluppa l’immunità, si diventa per dirla in altre parole vaccinati. E’ però una deduzione e comunque anche per alcune malattie infettive, come la Dengue e il tifo, esistono eccezioni».
Le persone asintomatiche possono contagiare?
«Esiste questa possibilità, come in tutte le malattie infettive. Chi non ha sintomi non tossisce e non starnutisce e quindi è difficile che possa produrre goccioline che favoriscono il contagio. Ricordiamo inoltre che alcuni di quelli che riteniamo asintomatici in realtà possono avere forme molto lievi della malattia, come stanchezza e poca febbre. La confusione nasce da qui. La donna cinese ricoverata da noi col marito quando è arrivata si sentiva stanca e aveva la congiuntivite. Se il marito non si fosse ammalato non avrebbe capito di esserlo anche lei»
Le mascherine sono utili?
«La mascherina serve ai malati, non alle persone sane. Le vedo indossare anche a Roma per la strada. E’ un comportamento sciocco. In generale sarebbe bene portarle quando si è raffreddati e si starnutisce, proprio per evitare di spargere microrganismi nell’ambiente. E’ una forma di rispetto verso il prossimo. Bisognerebbe prendere in considerazione solo mascherine che coprono naso e bocca, di tipo chirurgico. Altri modelli sono inutili».