La quarantena «felice» dei francesi
180 rimpatriati (in salute) e portati al Sud, tra spiagge e pinete
I primi 180 francesi ad abbandonare Wuhan, venerdì scorso, hanno lasciato una metropoli immensa e fredda, avvolta nella foschia e nella paura, per trovare un piccolo villaggio vacanze sul mare tra Marsiglia e la Camargue, a Carry-le-rouet, dove ieri c’erano il sole e 18 gradi.
«Ci aspettavamo una quarantena ansiogena, bloccati in una camera con gli infermieri a guardarci attraverso un vetro, invece non è per niente così. È come se fossimo in vacanza, solo che non abbiamo scelto di trovarci in questa situazione», racconta Sébastien
Ricci, giornalista dell’agence France Presse che è entrato a Wuhan quando già la situazione di stava aggravando. Ricci fa parte del gruppo di connazionali — alcuni dipendenti delle tante aziende francesi di Wuhan, altri turisti di passaggio o studenti — che hanno accettato l’offerta del
Pausa
La mascherina calata, un francese si rilassa a Carry governo francese e hanno lasciato la Cina per passare 14 giorni al mare a 30 chilometri da Marsiglia. Altri cinquanta sono arrivati ieri.
Le giornate passano tra pallavolo e bocce e passeggiate nel villaggio immerso nella pineta. L’accesso al centro è vietato, l’unico ingresso è controllato dai gendarmi. Gli abitanti di Carry-le-rouet, che avevano protestato temendo il contagio, si sono tranquillizzati. Gli ospiti devono portare la mascherina e misurarsi la febbre due volte al giorno. Ieri il primo test: nessuno ha il coronavirus. giorni fa e non avevamo sentore che potesse capitare tutto questo. Certo, non viviamo vicini a Wuhan, ma a noi la situazione sembrava normale».
Quanto resterete in Spagna?
«In teoria fino a quando non scade il visto ai calciatori cinesi, a fine febbraio. Ma stiamo cercando di ottenere che venga prorogato in via straordinaria».
Non volete tornare in Cina?
«In realtà ci dicono che il governo sta facendo di tutto per contenere il virus e sono sicuri di riuscirci, ma non c’è urgenza di rientrare, anche perché l’inizio del campionato è spostato almeno di un mese».
È preoccupato all’idea di rientrare a Shenzhen?
«Mi sembra che siano molto attenti a garantire la sicurezza. Il governo trasmette serenità. Il Guangzhou, che allena Cannavaro, è chiuso all’interno del suo centro sportivo e lavora lì. Quando ci daranno garanzie, allora rientreremo anche noi».
I suoi calciatori sono preoccupati?
«Parlano con i familiari, sono un po’ in ansia. I parenti dicono loro che rimangono chiusi in casa, così non ci sono pericoli. Ma è inevitabile che non siano sereni».
Come vi hanno accolto in Spagna? Ha avvertito diffidenza?
«Siamo in una struttura assieme ai turisti. Non ci hanno sottoposto a controlli particolari, però noi stiamo attenti ai ragazzi. Ci sono due medici, che monitorano la situazione giorno per giorno. È tutto sotto controllo, qui».