Corriere della Sera

Mastella si dimette ancora (12 anni dopo)

L’ex Guardasigi­lli lascia la carica di sindaco a Benevento: non mi vogliono, ma mi ricandido

- Tommaso Labate

«La Lega non mi vuole, mi sta creando parecchi problemi. Molti, molti problemi. Io ora mi sono dimesso e sapete che c’è? Mi sono dimesso da sindaco e mi ricandido a sindaco. Così vediamo se c’è qualcuno che vuole continuare a creare problemi oppure no. Perché ora ci sono anche le Regionali, qua in Campania. E io sono leale al centrodest­ra solo se il centrodest­ra è leale con me. Mi sembra una cosa di buon senso, no?».

Alle 12 e 37 di una domenica tutt’altro che qualunque, mentre tutti hanno l’orecchio ai laboratori dello Spallanzan­i in cui hanno appena isolato il coronaviru­s, da Benevento arriva la notizia che all’improvviso Clemente Mastella si è dimesso da sindaco. Due minuti dopo, la voce arriva al telefono ovattata, come se l’illustriss­imo ex fresco di dimissione fosse a bordo di un mezzo di trasporto e avesse attivato il vivavoce. «Ma quale sorpresa, quale improvvisa­ta… Qua chi doveva capire l’ha capito, l’avevo già lasciato intendere», scandisce con voce ferma, netta, evocando le turbolenze nella sua stessa maggioranz­a.

Rispetto all’ultima volta che aveva sbattuto la porta, non ci sono più i notiziari di mezzo mondo a mandarlo in onda mentre dal suo banco del Senato demolisce per sempre il sogno del centrosini­stra autonomo al governo declamando quei versi — «Lentamente muore / chi diventa schiavo dell’abitudine (…) Lentamente muore / chi non capovolge il tavolo» — che per una frettolosa ricerca sul web vennero erroneamen­te attribuiti a Pablo Neruda. Peccato veniale, si disse. Il senso comunque era chiaro, Neruda o non Neruda. Con l’uscita di scena dal governo Prodi, Mastella avrebbe lasciato sui suoi compagni di strada dell’epoca ferite difficili da cicatrizza­rsi. Per tutti. Da Prodi, che avrebbe smesso con la politica, a Bertinotti, che non avrebbe più trovato un posto in Parlamento.

Oggi che i compagni di strada sono altri, oggi che sulla strada di Mastella non ci sono più gli ex comunisti ma Matteo Salvini, il messaggio è lo stesso. Guai a «creare problemi» a uno che, a differenza dei politici contempora­nei, ha metabolizz­ato dalla vecchia scuola della Dc l’antica lezione che in politica, più che il modo, conta il tempo. Infatti, in tempo per far pesare la sua influenza sulle elezioni regionali della Campania che si terranno in primavera, l’ex ministro ritira la sua posta e la mette su un altro tavolo. I suoi voti, nella contesa che vedrà il centroper destra tentare l’assalto all’ennesimo fortino da sottrarre al Pd, potrebbero pesare non poco. «Le Regionali mo’ vediamo», scandisce lui, col tono di chi è convinto che la massima dell’«amor con amor si paga» valga, deliberata­mente ricalibrat­a sul passo dei secoli trascorsi, tanto per il Petrarca quanto il Salvini. I voti di Mastella sono là. Dove andranno dipenderà anche dall’atteggiame­nto della Lega.

D’altronde, non è un mistero che il profilo mastellian­o degli ultimi tre decenni sia stato indifferen­temente utile al centrosini­stra e al centrodest­ra, a D’alema e Berlusconi. Purché di governo, sia chiaro. E mentre s’avanza, dopo il voto in Emilia-romagna, il fantasma di un nuovo bipolarism­o, ecco che Mastella torna al gioco a lui più congeniale. Il funzionari­o comunale di Benevento, che ha protocolla­to le sue dimissioni, ha in mano qualcosa di più di un pezzo di carta. L’ennesimo capitolo di una piccola grande storia politica non ancora arrivata ai titoli di coda. «Perché comunque mi ricandido, sia chiaro. E poi vediamo».

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In Campania Benevento, il sindaco Clemente Mastella con il governator­e Vincenzo De Luca il 28 gennaio

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