La sinistra e il legame (smarrito) con i deboli
Si intitola «Sinistra e lavoro. Un nuovo patto» il focus dell’ultimo numero della rivista Italianieuropei, diretta dall’ex presidente del Consiglio Massimo D’alema. Molte le analisi: da come sono cambiate le preferenze politiche dei lavoratori alla crescita delle diseguaglianze. Anticipiamo qui uno stralcio del dialogo tra D’alema e il segretario della Cgil Maurizio Landini La fine dell’egemonia
D’alema: (…) La centralità del lavoro è venuta meno, ed è entrato in crisi non soltanto il rapporto tra sinistra e mondo del lavoro, ma, in termini più generali, anche quello tra lavoro e politica. Che cosa è successo? Cosa è accaduto nella lunga fase seguita alla caduta del muro di Berlino, quando con la globalizzazione e la trasformazione del lavoro questo nesso si è spezzato e il mondo del lavoro si è trovato a essere una forza divisa, non più in grado di esercitare una egemonia?
Landini: (...) Sia la sinistra sia le organizzazioni sindacali hanno capito con ritardo quello che stava succedendo, e mentre il capitale si finanziarizzava e si globalizzava, entrambe continuavano a utilizzare chiavi interpretative e strumenti d’azione validi per una dimensione locale. Sicuramente non furono globalizzati i diritti; si aprì anzi una competizione al ribasso tra quei lavoratori che, lottando, avevano conquistato diritti e gli altri, che non ne avevano affatto. Il processo di precarizzazione del lavoro è iniziato allora, quando l’idea della competizione del lavoro è diventata una delle condizioni essenziali, un elemento costitutivo di quel nuovo modello di sviluppo. (...) Ha prevalso la concezione che sia giusto lasciare il mercato libero da ogni condizionamento. È così, con l’affermarsi del modello culturale neoliberista incarnato in questi principi, che il lavoro ha perso il suo ruolo egemonico.
Città ed élite
D’alema: (…) Non credo sia sbagliato dire che questa grande trasformazione abbia portato anche delle possibilità di miglioramento che però, per essere colte, richiedevano più formazione, più flessibilità e un sistema di protezione diverso. Queste opportunità sono state effettivamente colte, ma solo da una minoranza. Si è in realtà determinata una frattura orizzontale nella società e nel mondo del lavoro tra chi si è posto sulla cresta dell’onda della globalizzazione e chi, per diverse ragioni, rischiava e rischia tuttora di venirne schiacciato.(…) L’idea del welfare delle opportunità, se aveva dei tratti positivi, aveva però il grande limite di parlare solo alle élite, senza tenere in conto le esigenze della parte più ampia e debole della società. E non è un caso che quelle élite continuino ancora oggi a votare per la sinistra, che si è però ristretta in esse, raccogliendo consensi nelle aree urbane più grandi e nelle fasce più alte del mondo del lavoro. Credo che la frattura abbia cominciato a prodursi nel momento in cui la sinistra ha sposato una visione acritica della globalizzazione.
Landini: (…) Si sono infatti rotti quei legami sociali e di solidarietà alla base dell’idea che solo insieme si potessero affrontare i problemi. Alla solidarietà si è sostituita l’ostilità verso chi, come te, ha bisogno di lavorare per vivere ma, in un mercato del lavoro ferocemente competitivo, è diventato tuo diretto concorrente. Da ciò deriva non solo la paura degli immigrati, ma anche l’ostilità tra lavoratori italiani con contratti diversi (…) Come si esce, sia dal punto di vista sindacale sia da quello politico, dalla subalternità a questo modello ferocemente competitivo? Oggi mi sembra siano maturi i tempi per affrontare questa sfida. (...)
D’alema: (…) Bisogna però evitare di pensare che l’urgenza di questo cambiamento sia avvertita unanimemente. Chi crede che questo cambiamento sia necessario tutto sommato trova già, nel campo progressista, se non le risposte certamente una diffusa consapevolezza dell’urgenza della sfida. C’è però un mondo che invece è legato a bisogni molto più primordiali, a cui poco importa se le fabbriche inquinano. Più importante è se le fabbriche chiudono e se questo li priva del salario. È un mondo che chiede protezione, e lo fa in modo rancoroso. Un mondo che quando sente parlare di ambiente, di uguaglianza di genere, di solidarietà verso i migranti, pensa che siano questioni per intellettuali rompiscatole (…). Per questo o non va a votare o vota per una destra che propone soluzioni semplici quanto illusorie. (...)
Landini (…) Credo che, senza invocare il ritorno alle regole e ai diritti degli anni Settanta, si debba ricostruire un sistema di protezione e di diritti che le persone percepiscano a loro tutela. È questo l’unico modo di ricostruire i legami sociali che si sono interrotti. (…)
Globalizzazione e competizione sfrenata hanno diviso il mondo del lavoro
Alla domanda di protezione ha risposto la destra ma c’è un’altra strada possibile