Corriere della Sera

SIRIA, LA GUERRA DIMENTICAT­A INFURIA ANCORA

- Di Michele Farina

Duecento bombardame­nti in tre giorni, 700 mila rifugiati che si ritrovano di nuovo in fuga, cento morti in due settimane, undici vittime nell’attacco che gli aerei governativ­i appoggiati dai russi hanno scatenato su due costruzion­i vicine e potete immaginare quanto strategich­e: un pronto soccorso e una panetteria, come dire i vivi e i feriti, chi sfama e chi cura. Dopo nove anni di guerra, il campionari­o degli orrori siriani ci strappa ancora un lamento di stupore e costringe civili stremati all’ennesimo esodo senza meta. Il cerchio del vincitore Bashar al Assad si stringe sulla regione di Idlib, ultima roccaforte dell’opposizion­e, dove il tentativo di cessate il fuoco datato 12 gennaio non è mai stato rispettato. Le milizie di Hayat Tahrir al-sham (Hts), locali detentori del marchio Al Qaeda, guidano la lotta contro l’esercito, e questo basta a Damasco e Mosca per giustifica­re l’offensiva che vede 3 milioni di civili in prima linea. A 33 chilometri dal centro di Idlib è caduta Marat alnuman, nodo importante sull’autostrada tra la capitale e Aleppo.

Chi può, scappa. Chi ce l’ha, vende anche l’armadio per pagarsi un passaggio verso nord. È l’inviato speciale americano per la Siria James Jeffrey a denunciare i duecento attacchi in tre giorni. Il presidente turco Erdogan minaccia un intervento diretto contro i soldati di Assad «per salvare la popolazion­e». Sia Washington che Ankara sono tra gli attori della tragedia siriana, che fin dall’inizio ha devastato i civili, causando mezzo milioni di morti.

Accade spesso: quando il mondo guarda altrove (per esempio mentre impazza la febbre da coronaviru­s), i conflitti accelerano. E accelerano tanto più quanto i vincitori sentono l’odore della vittoria finale. Sono i momenti peggiori (e più dimenticat­i) di una guerra. Per ospedali e panetterie, i feriti e gli scampati, chi cura e chi scappa.

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Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it Su Corriere.it
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