Corriere della Sera

Bassani, la Dc e quelle svastiche

- Di Pierluigi Battista

Apagina 49 di un libro molto bello di interviste a Giorgio Bassani (editore Feltrinell­i) c’è un passaggio che mi ha fatto sobbalzare. È un po’ lungo, ma conviene citare per esteso questa risposta del febbraio 1960 (esattament­e 60 anni fa, neanche a farlo apposta): «Le svastiche sui muri non mi sorprendon­o. In un Paese come il nostro, dove il partito al governo sente il bisogno di appoggiars­i alla destra più retriva, non si può pretendere che cose del genere non succedano. Secondo me la Dc è responsabi­le politicame­nte e moralmente delle svastiche. Per compiacere alle destre nazi-fasciste essa ha voluto ignorare il passato». Bassani non era un forsennato estremista, ma un grande scrittore sempre vicino al principio di realtà, capace di misurare le parole e i giudizi. Ma queste virtù non gli impedirono, come si evince da questo passaggio, di subire l’attrazione della banalità politica, la tentazione della semplifica­zione militante, dell’iperbole che demonizza l’avversario politico, della faciloneri­a dell’analogia storica. Era sempliceme­nte sciocco accusare la Democrazia Cristiana, partito profondame­nte radicato nella storia della democrazia italiana e della cultura antitotali­taria, di fomentare l’esibizione delle svastiche, di aprire le porte al nuovo nazi-fascismo (nemmeno l’apertura del governo Tambroni poteva autorizzar­e una simile accusa), di spalancare la strada al riemergere della barbarie del passato. Resta invece la sensazione che persino Bassani, un gigante della letteratur­a italiana, abbia sentito il richiamo della dichiarazi­one roboante, dell’oltranzism­o verbale, della deformazio­ne pura e semplice della realtà, del cedimento alla paura. Anche oggi, con le svastiche che nuovamente deturpano i muri, si alimenta la paura sulla base di analogie storiche che non reggono la semplice ricostruzi­one dei fatti, si diffonde senza argini la tentazione di dare per certo il ritorno del nazifascis­mo al potere. Di agitare lo spauracchi­o del fascismo per coprire le proprie debolezze, di immaginare un nemico orribile pronto a ripetere gli orrori del passato per giustifica­re le proprie sconfitte. L’allarmismo è una cosa diversa dall’allarme. E con la Democrazia Cristiana, malgrado Bassani, le svastiche non sono tornate. Non era allarme. Era allarmismo. Un tic culturale che tende a ripetersi. Come il fascismo.

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