I PARTITI ALL’INSEGUIMENTO DELLE URNE SEMPRE APERTE
Caro direttore, non si è ancora spenta l’eco delle elezioni che già si parla delle regionali di maggio. Se è vero che le elezioni sono lo specchio della democrazia, non è per nulla dimostrato che sia necessario andare a votare ogni anno. Il frequente ricorso alle urne incide politicamente sulle decisioni a livello nazionale ed economicamente, come è successo di recente, sullo spread a danno del risparmio degli italiani. Per semplificare e risparmiare non si potrebbero allineare le date di tutte le elezioni, fare un election day per politiche, regionali e amministrative? Non credo sia un problema prevedere una nuova legge o modificare qualche articolo della Costituzione, per non essere ossessionati da continue campagne elettorali che distraggono i membri del Parlamento e dei ministeri. Ne risulterebbe una democrazia più ordinata ed efficiente.
Giuseppe Billè
ICaro signor Billè, l nuovo governo è nato solo da quattro mesi e ha già dovuto fronteggiare le tensioni e gli effetti di due elezioni regionali (lo scorso ottobre l’umbria, Calabria ed Emilia-romagna la settimana scorsa). A maggio andremo ancora al voto per sei Regioni e molti Comuni capoluogo. Nel frattempo le urne si apriranno per il referendum sul taglio dei parlamentari. Una sorte simile aveva subito il precedente governo. In passato era stato introdotto qualche «election day» ma oggi sembra passato di moda. La sequenza ininterrotta di campagne elettorali è un’abitudine che blocca l’attività di governo, fa alzare i toni tra gli alleati, disperde energie, alimenta dibattiti definitivi, come se ogni appuntamento dovesse essere la prova del destino per i partiti e le coalizioni. Naturalmente chi è al governo si affretta a dire che anche in caso di sconfitta non cambierà nulla; il clima però è sempre quello di un test nazionale su cui si misurano le leadership. C’è poi un secondo punto importante: segretari e capi degli attuali partiti hanno una natura molto particolare: vivono il loro ruolo come una perenne ricerca del consenso, la loro dimensione è la piazza (reale o digitale essa sia). Lo sguardo è sempre rivolto da quella parte, il governo del Paese è un accessorio. Concentrare gli appuntamenti elettorali, di fronte a questo panorama è una necessità. Si risparmierebbe anche qualcosa e verrebbe favorita la partecipazione al voto. E in ogni caso quelli che ci saranno durante la legislatura dovrebbero essere utilizzati, come negli altri Paesi, per avere il polso dell’opinione pubblica nei confronti del governo. Non considerandoli ogni volta una prova di vita o di morte.