Daniel fa felice Paolo: «Un sogno, papà mi tranquillizza»
Una storia infinita. La leggenda dei Maldini continua da più di sei decenni, attraversando tre generazioni. Dopo Cesare che trascinò la dinastia nella storia del Milan il 19 settembre del 1954 (successo sulla Triestina per 4-0) e Paolo, icona nata al Friuli di Udine il 20 gennaio 1985 (1-1 il risultato finale), ieri San Siro ha applaudito Daniel. Nel giorno in cui mancava Ibrahimovic, il punto di riferimento della squadra, in un pomeriggio di emergenza offensiva, Pioli ha guardato la panchina cercando forze fresche da inserire. Ceduto Piatek, c’era solo un ragazzo della Primavera, talvolta aggregato alla prima squadra. Trequartista di ruolo, Maldini di cognome. Così ha mandato in campo il secondogenito di Paolo al 93’. «È stato un sogno, peccato per il risultato. Speriamo la prossima volta di riuscire a portare a casa i tre punti. Il Verona è una squadra tosta. Forse avremmo meritato la vittoria, ma ci dobbiamo accontentare del pari» dichiara il biondino sorridente. «L’esordio era un obiettivo, ora speriamo di andare avanti così. Ho provato un’emozione forte, ma mio padre mi tranquillizza». Lascia lo stadio con lo zainetto in spalla, mentre Paolo lo segue orgoglioso: «Il debutto non era preventivato. Non avrebbe dovuto essere convocato, non si era allenato per due giorni, non stava benissimo. Solo all’ultimo è stato aggiunto alla prima squadra». «Un sogno» commenta mamma Adriana su Instagram. Come confida Paolo, il debutto va celebrato. «Non ho avuto modo di commuovermi troppo, ero preso dalla gara. Ora a mente fredda, riconosco che è una grande emozione per me, la mia famiglia e i tifosi che hanno accolto con affetto il suo ingresso». In un giorno storico, resta il rammarico per non aver sfruttato il passo falso della Roma e la frenata dell’atalanta. «Abbiamo perso un’occasione — ammette Paolo —. Ma ce ne saranno altre. La squadra è in ripresa, ma sappiamo di non aver risolto ogni problema». Ora tutti a festeggiare. «Casomai Daniel, io resto a casa».