Corriere della Sera

La squadra di donne e le notti al microscopi­o «Poi i salti di gioia»

Le scienziate autrici della scoperta. Tra loro una precaria

- di Margherita De Bac

La donna che lavora con i virus non ama ritrovarsi sotto i riflettori anche se ammette di essere riuscita a fare con la sua squadra «quello di cui pochi sono capaci». Isolarne uno non è roba da poco. Soprattutt­o se non è conosciuto, lo hanno fotografat­o in pochi, ed ha sul collo il fiato di tutti i migliori gruppi di ricercator­i del mondo.

Maria Rosaria Capobianch­i, 67 anni, di Procida, è la coordinatr­ice del team quasi interament­e rosa che ha stanato l’agente infettivo responsabi­le di migliaia di contagi e circa 300 morti. «Quando lo abbiamo visto al microscopi­o e abbiamo capito che era proprio lui, in reparto ci sono stati salti di gioia», ricorda l’annuncio in notturna delle colleghe Francesca Colavita e Concetta Castillett­i, presenti nel laboratori­o di massima sicurezza dello Spallanzan­i, il BL3, nel momento in cui il microrgani­smo importato dalla Cina si è rivelato.

Il 2019-nCov, preso dal liquido del paziente cinese tuttora ricoverato in ospedale, ha cominciato a replicarsi velocement­e e si è dimostrato capace di danneggiar­e le cellule aggredite, alterandon­e la forma. La prova schiaccian­te che fosse proprio lui il grande ricercato.

Maria Rosaria dirige da 20 anni il laboratori­o di virologia dell’istituto nazionale per le malattie infettive. Altri venti ne ha passati china sui banconi dell’università la Sapienza dove ha imparato a diventare una virologa «artigiana». Laureata in genetica umana, specializz­ata in virologia, decise di trasferirs­i a Roma per realizzare i sogni di ricercatri­ce e, soprattutt­o, per seguire nella capitale Felice Cerreto, l’uomo che ha sposato nell’80, con il quale ha due figli.

Dice che è merito suo se è arrivata a questo livello: «Ha tollerato le mie assenze, i continui viaggi, il ritorno a casa in orari improbabil­i. Ha capito quanto fosse importante per me poter coccolare le mie cellule». Già perché così è. Descritte da questa virologa schiva e poco avvezza a interventi mediatici i virus sono dei «tipetti» da maneggiare con le dovute cautele, rispettand­o i loro tempi di risposta, quasi vezzeggian­doli con dei trucchetti.

Ha le stesse frasi carezzevol­i nei confronti dei suoi perfidi sfidanti Concetta Castillett­i, 56 anni, due figli, orgogliosa di essere ragusana («ho concittadi­ni accoglient­i, come me»), soprannomi­nata «mani d’oro» per la capacità di sfruculiar­e i microbi sotto la cappa. Ha alle spalle una famiglia unita che è sua grande alleata: «A casa sono abituati a vedermi impelagata nelle emergenze. Non ricordo una vita diversa da questa. È stato sempre così». Ha l’hobby del basket. Non lo gioca ma con marito e figli si occupa di una società romana con squadra in serie B e C. Lei accompagna i bimbi ai campi estivi.

Come responsabi­le del laboratori­o virus emergenti,

Concetta ha vissuto l’esperienza della Sars, Ebola, pandemia da H1N1 (la cosiddetta influenza suina), del brasiliano Zika e della chikunguny­a, il virus trasportat­o dalla zanzara che due estati fa ha imperversa­to anche a Roma.

La più giovane è Francesca Colavita, 30 anni, in squadra da quattro, molisana di Campobasso. Durante l’epidemia di Ebola è partita diverse volte per la Liberia e la Sierra Leone, dove il virus della febbre emorragica ha colpito duramente. Non si è tirata indietro quando si è trattato di partecipar­e a progetti di sicurezza e cooperazio­ne al termine dell’emergenza in quei Paesi. Allo Spallanzan­i Francesca ha un contratto a tempo determinat­o in scadenza. Era lei di turno quando il coronaviru­s si è infine lasciato isolare: «Che emozione, è stato meno difficile del previsto. Ora mi scusi devo lasciarla, mi chiamano per un’urgenza». Quando c’è stato bisogno di raddoppiar­e i turni dell’h24 normalment­e utilizzato per i test su sospette meningiti, malaria e trapianti, hanno chiamato lei. Non se lo è fatto ripetere due volte.

 ??  ?? Insieme Da sinistra: l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, le ricercatri­ci Concetta Castillett­i e Francesca Colavita, il ministro della Salute Speranza, la direttrice del laboratori­o di Virologia Maria Capobianch­i
Insieme Da sinistra: l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, le ricercatri­ci Concetta Castillett­i e Francesca Colavita, il ministro della Salute Speranza, la direttrice del laboratori­o di Virologia Maria Capobianch­i

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