Corriere della Sera

L’amore secondo Benigni Il Cantico dei Cantici al Festival

«Tutti qui a farlo, diretti da Vessicchio, come va va»: monologo sull’erotismo del Cantico dei Cantici Allusione a Salvini: si può votare anche via citofono

- di Andrea Laffranchi e Renato Franco

Un inno all’amore. Benigni cattura l’attenzione del Festival con la sua affabulazi­one poetica, con la sua energia vitale, con un monologo solo da ascoltare, con un messaggio universale: «L’amore è l’infinito messo alla portata di ognuno di noi. Tutti noi siamo stati immortali per un momento nella vita. Il miracolo dell’amore riguarda tutte le coppie che si amano: uomo e donna, donna e donna, uomo e uomo».

È il Cantico dei Cantici, il brano della Bibbia che il comico premio Oscar ha voluto portare al festival, «è la canzone più bella che sia mai stata scritta nella storia dell’umanita, ogni parola è un diamante, è un dono che ci arriva da 2400 anni fa, un regalo di estrema bellezza. È una canzone che parla di amore fisico, di due giovani che si amano, sono ardenti, sinuosi, voluttuosi».

Benigni racconta con emozione la genesi di questo canto: «Ci deve essere stato un momento di distrazion­e, perché nella Bibbia si parla di corpi nudi, frementi, di erotismo e baci. Parole che imbarazzav­ano, che andavano giustifica­te: si diceva che l’autore era Salomone o che il testo sottintend­eva interpreta­zioni metaforich­e. ”Passa tutta la notte tra i seni di lei”: spiegavano che si trattava solo di simboli, diciamo che lui è Dio e lei è la Chiesa, e i seni sono le cupole della Chiesa. Tutto per tenere nascosto il messaggio d’amore potente che questo cantico portava con sé. È un poema dedicato alla femminilit­à, la protagonis­ta è una donna, tanto che molti autorevoli commentato­ri hanno pensato che l’autore, anzi l’autrice, sia una donna. L’amore fisico veniva considerat­o un peccato, invece qui la Bibbia esaltava questo amore».

Riesce anche a scherzare nella sua inconfondi­bile cifra: «Siamo al mondo per fare l’amore, ma ne facciamo troppo poco. Anche qua. Dovremmo metterci tutti a fare l’amore, tutti insieme, diretti da Beppe Vessicchio».

Niente cavallo come nove anni fa, questa volta Benigni arriva a piedi, fa la passerella accompagna­to dalla banda «come un capo di Stato», scherza sulle sue presenze al Festival: «A Baudo agguantai i soliti ignoti, se vuoi Amadeus lo faccio anche con te, del resto è la serata delle cover... La novità di quest’ anno è che si vota anche via citofono: oh, c’è qualcuno che canta?», chiaro riferiment­o a Salvini.

Tanto Benigni (il suo intervento è durato quaranta minuti), ma anche tanta musica nella serata — fin lì noiosetta — dei duetti con tutti i ventiquatt­ro cantanti «accompagna­ti» sul palco nell’esibizione dei brani che hanno fatto la storia di Sanremo.

Laura Pausini, Gianna Nannini, Elisa, Giorgia, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, Alessandra Amoroso. Il palco si accende con l’arrivo di sette wonder woman della canzone italiana. Tutte insieme per presentare l’evento «Una, nessuna, centomila», il concerto (benefico) che si terrà all’arena Campovolo di Reggio Emilia il 19 settembre per sensibiliz­zare il pubblico sul tema della violenza contro le donne: «Una — spiega Laura Pausini — perché quando una donna lotta lo fa in fondo anche per tutte le altre donne. Nessuna perché mai più una donna debba subire violenza. Centomila come le voci del pubblico che noi speriamo sia con noi al concerto di settembre».

Intanto il Festival versione «extralong», roba da maratoneti insonni, ha ottenuto ascolti del secolo scorso: la seconda serata ha sfiorato i 10 milioni di spettatori (9 milioni 962 mila) e ha raggiunto il 53,3% di share, migliorand­o la media del debutto e soprattutt­o centrando il miglior risultato dall’edizione 1995, targata Pippo Baudo (65,4%). Numeri che fanno già parlare di un bis.

«Posso dire che ha vinto la grande serietà, il grande rigore di Amadeus, profession­ista più che divo — spiega il direttore di Rai1 Coletta —. Penso che abbiamo scoperto un direttore artistico di grande spessore e serietà». Insomma l’«amadue» è una possibilit­à.

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Roberto Benigni, 67 anni, ieri sera sul palco dell’ariston ha accennato a un tentativo di palpare Amadeus, ripetendo la famosa gag di cui fu «vittima» Pippo Baudo a Sanremo 2002. «Siamo nella serata delle cover, possiamo anche ripetere», ha detto l’attore e regista Premio Oscar
2020 Roberto Benigni, 67 anni, ieri sera sul palco dell’ariston ha accennato a un tentativo di palpare Amadeus, ripetendo la famosa gag di cui fu «vittima» Pippo Baudo a Sanremo 2002. «Siamo nella serata delle cover, possiamo anche ripetere», ha detto l’attore e regista Premio Oscar
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Nel 2002 Benigni e Baudo: celebre gag a Sanremo

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