Prescrizione, accordo a tre Renzi dice no
Pd, M5S e Leu: blocco dopo due condanne. L’ipotesi di un decreto legge
Accordo a tre nella maggioranza sulla prescrizione. Ma i renziani dicono di «no» e restano isolati. Pd, M5S e Leu: blocco dopo due condanne. «Le norme verranno approvate probabilmente lunedì in un Cdm straordinario, uno sarà il disegno di legge delega, l’altro, stiamo valutando, potrebbe essere un decreto legge» ha detto al termine del vertice il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. La maggioranza è divisa. Ora nuova mediazione.
ROMA Dopo il passo avanti del ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede, andato incontro alla proposta di Leu sottoscritta dal Pd, a restare isolati sono i renziani di Italia viva. Mancava il loro «sì» per scogliere definitivamente il «nodo prescrizione», ma al nuovo vertice convocato ieri sera dal premier Giuseppe Conte hanno ridetto «no»: per Iv c’è solo la strada del rinvio della riforma Bonafede (sebbene sia già in vigore) che blocca il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Con la minaccia di votare, insieme alle opposizioni, la proposta di legge del forzista Enrico Costa che abolisce quella riforma; e se non passa alla Camera la ripresenteranno al Senato, dove senza Italia viva la maggioranza diventa minoranza.
La mediazione che alla fine ha trovato d’accordo tre partiti su quattro (Pd, M5S e Leu), sulla quale Bonafede ha ceduto è quella proposta dal deputato di Leu Federico Conte. Che di fatto mantiene il blocco della decorrenza della prescrizione solo per gli imputati condannati sia in primo che in secondo grado. Da introdurre subito: se possibile già nel decreto Milleproroghe o con un altro provvedimento d’urgenza. In modo da sminare le contromosse di renziani e opposizione.
Già con il primo «lodo Conte» (dal nome del premier che aveva convinto il Guardasigilli, inizialmente irremovibile), si era deciso di interrompere il calcolo del tempo entro il quale un reato decade per i soli condannati in primo grado, mantenendo per gli assolti il vecchio regime. Il passo successivo è il «lodo Conte bis», stavolta dal nome del responsabile Giustizia di Leu, che prevede un’ulteriore distinzione: se il condannato in primo grado viene assolto nel processo d’appello, si riattiva la decorrenza della prescrizione con effetto retroattivo, come se fosse stato assolto anche nel precedente giudizio. Un’eventualità che potrebbe estinguere la causa prima della sentenza della Cassazione. In sostanza, grazie a questo marchingegno giuri(che dico, la riforma Bonafede varrebbe sono in caso di una doppia sentenza di colpevolezza; una soluzione utile a impedire che — superati i giudizi di merito — il trascorrere del tempo renda vano il lavoro svolto dai giudici che si occupano dei fatti, in attesa della valutazione sul rispetto delle forme.
È l’ultimo «annacquamento» del blocco della prescrizione dopo il primo verdetto sia di condanna o di assoluzione) introdotto dalla legge votata da M5S e Lega quando governavano insieme, che Bonafede ha accettato portando così dalla sua parte democratici e Leu, nel confronto-scontro con Iv.
Su questa base il premier Conte ha convocato la riunione di ieri sera a palazzo Chigi. Che s’è chiusa con l’accordo a tre (Pd, 5S e leu) e la promessa di Bonafede di presentare già lunedì la riforma complessiva del processo penale; quella che dovrebbe garantire tempi più rapidi e certi attraverso altre modifiche (non ancora tutte concordate), in modo da rendere quasi superfluo quello che resta della riforma della prescrizione targata Bonafede. Impresa comunque ardua.
A un cero punto sembrava che Iv dovesse addirittura disertare il vertice, poi la delegazione guidata da Maria Elena Boschi s’è presentata, ma per ribadire il suo «no». Che di fatto isola non più il M5S bensì il partito di Renzi. Che sulla prescrizione ha ingaggiato una battaglia di principio uguale e contraria a quella grillina; al di là del merito di problemi e possibili soluzioni. «Ma decide il Parlamento, non lui», avverte il vice-segretario pd Andrea Orlando. Proprio come fa Iv con Bonafede: «Se non lo convincerà la politica, ci penserà la matematica». Replica del ministro: «Iv si assumerà le sue responsabilità».
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