Mario, tra i pionieri dell’alta velocità Era vicino alla pensione
Le storie dei due ferrovieri che erano ai comandi del convoglio I sindacati: «C’è rabbia, a migliaia ieri hanno lavorato con il vuoto dentro» Dicuonzo, 59 anni. Maestro dei nuovi macchinisti
L’ultimo viaggio è durato 35 minuti. E la Milano-salerno di ieri mattina sarebbe stata un’altra tappa di avvicinamento alla pensione. Perché per Mario Dicuonzo, 59 anni, ferroviere di lungo corso, era ormai questione di mesi: perché lungo i binari della Penisola lui ha macinato migliaia di chilometri per una vita.
Sposato, con un figlio, era un veterano delle locomotive e un pioniere dell’alta velocità. Uno dei primi a prendere il comando dei nuovi treni capaci di accorciare le distanze tra le città. «La sua professionalità era riconosciuta — ricorda Luigi Ciracì, della segreteria regionale della Filt Cgil —, ammirata dai colleghi e apprezzata dall’azienda». Era nato a Capua, in Campania, ma da anni viveva a Pioltello, a Est di Milano, proprio la località dove il 25 gennaio 2018 si era verificato un altro drammatico incidente ferroviario. I colleghi lo descrivono come un «vero professionista» delle locomotive, iscritto al sindacato ma senza mai assumere incarichi di rappresentanza. Un uomo appassionato del proprio mestiere. Fu questo a condurlo a superare le selezioni per arrivare a prendere il comando di quei primi convogli in grado di raggiungere velocità un tempo impensabili. E negli anni successivi è stato tra i più attivi nella formazione delle nuove generazioni di macchinisti: sono stati suoi «allievi» molti tra quelli che oggi fanno viaggiare i Frecciarossa e tanti altri convogli sulla rete italiana.
Nelle ore successive alla terribile notizia dell’incidente e della morte di Dicuonzo, nei ritrovi dei ferrovieri nessuno riesce ancora a parlarne come se davvero non ci fosse più: «Un collega molto ben voluto da tutti, sempre disponibile ad ascoltare e a spendere una parola, ma mai banale, uno empatico», mormora Ciracì. Anche suo fratello Maurizio è ferroviere e — fanno notare i colleghi — vive a Piacenza, dove nel 1997 si verificò il primo incidente dell’allora giovane Alta velocità. L’altro fratello lavora nell’amministrazione del Comune di Capua, che ha esposto bandiere a mezz’asta e ha proclamato il lutto cittadino per oggi. E lo stesso ha deciso il sindaco di Pioltello, Ivonne Cosciotti. Negli uffici del sindacato «oltre al dolore c’è la rabbia per una tragedia insopportabile», sintetizza Luca Stanzione, segretario lombardo della Filt Cgil. «Siamo, come tutti i lavoratori, sconvolti per quanto accaduto — aggiunge — e nonostante tutto migliaia di ferrovieri stanno svolgendo il proprio lavoro e il proprio servizio con dedizione e con un vuoto dentro. La nostra Italia, tutta, dovrebbe ringraziarli per quello che fanno tutti i giorni e per quanto stanno facendo». Voci rotte, abbracci e lacrime per un incidente che «non doveva succedere, non doveva». Lo ripetono come automi. Non si rassegnano all’idea che Mario Dicuonzo non abbia potuto condurre il suo treno fino alla stazione d’arrivo.