Corriere della Sera

Giuseppe, l’ex boy scout che nel sindacato lottava per la sicurezza

Cicciù, 51 anni. Su Fb scriveva di prevenzion­e

- Di Giampiero Rossi

Quando è partita la catena di telefonate tra ferrovieri e sindacalis­ti, negli uffici della Fit Cisl il primo pensiero allarmato è andato a lui: «Oddio, Giuseppe è partito oggi alle 5.10...». Ma l’intervallo di tempo per alimentare le speranze è stato breve. Poco dopo la notizia dell’incidente è arrivata la conferma della morte di due colleghi. E uno dei due è Giuseppe Cicciù, 51 anni, padre, marito, attivista sindacale, volontario nel sociale, uomo ricco di interessi e passioni. A partire dal lavoro.

Figlio di un ferroviere, originario di Reggio Calabria, si era trasferito molti anni fa a Milano, dal popoloso quartiere San Giorgio, zona Sud del capoluogo calabrese, a Cologno Monzese, nell’hinterland Nord della metropoli lombarda. Ma alla sua città natale è rimasto molto legato: ogni volta che poteva tornava «giù» a trovare la madre e a tifare per la Reggina, oltre che per l’inter. In terra ambrosiana si è sposato, si è separato e si è risposato. E quattordic­i anni fa è nata sua figlia.

La militanza giovanile con gli scout gli aveva lasciato la voglia di impegnarsi nel sociale e anche sul lavoro. Gli piaceva guidare quelle macchine capaci di divorare i chilometri e appena fu possibile passò ai convogli ad alta velocità. Ma aveva anche abbracciat­o l’impegno sindacale. Una delle battaglie sulla quale si è speso molto è quella su ritmi e carichi di lavoro: «Perché sapeva sulla propria pelle quanto possano essere pesanti certi orari di lavoro per un macchinist­a e quanto sia delicato questo aspetto per la sicurezza di tutti, oltre che per la salute dei lavoratori», ricorda Giovanni Abimelech, segretario regionale lombardo della Fit, il sindacato dei trasporti della Cisl. Era un volto noto tra i colleghi e nell’apparato sindacale. «Alle ultime elezioni per le Rsu non si era ricandidat­o, anche se a malincuore — racconta Abimelech — perché voleva dedicare più tempo alla sua famiglia. Ma lo vedevamo spesso, qui, o nelle nostre sedi alla stazione Garibaldi e in Centrale». E tutti quelli che lo hanno incrociato lo descrivono come «una persona positiva, un amicone, uno che portava buonumore».

Mentre arriva il cordoglio ufficiale dei sindaci e il lutto delle sue due città, Cologno Monzese e Reggio Calabria, e dei governator­i di entrambe le Regioni, nella sede della Fit Cisl continua il via vai di colleghi increduli. «Lo conoscevo da 25 anni, era una persona senza ipocrisie, ben voluto da tutti, solare, disponibil­e — dice Fortunato Foti, ferroviere e a sua volta e componente della segreteria lombarda del sindacato —. Amava questo lavoro, lo svolgeva con serietà ed era molto attento alla sicurezza». Quattro mesi fa sulla sua pagina Facebook aveva scritto: «La prevenzion­e è da sempre l’arma migliore!».

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Giuseppe Cicciù, 51 anni
Sindacalis­ta Giuseppe Cicciù, 51 anni

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