Il M5S vuole alzare ancora il tiro Ma non tutti sono per la piazza
Accelerazione su Autostrade. Assist di Palazzo Chigi: coerenti con le loro battaglie
Tornare a conquistare fiducia. Tornare a conquistare punti (elettorali) e cercare di recuperare un feeling con la base. Ad ogni costo, anche (se necessario) evocando strappi nel governo o altre manifestazioni di piazza. I Cinque Stelle in cerca di identità si rituffano nelle loro battaglie storiche: in corso il braccio di ferro sulla prescrizione, è partita la mobilitazione di piazza per i vitalizi. Ma l’asso nella manica che il Movimento proverà a giocare è quello sulla revoca delle concessioni autostradali. «Non possiamo fare passi falsi. Ormai non si tratta di tornare sui nostri passi, ma di sopravvivere. Siamo pronti a giocarci tutto», dice un pentastellato.
Ecco allora l’idea di una accelerazione sulla revoca. I tempi? Per metà febbraio il Movimento si prepara a fare la sua mossa in una partita che si preannuncia più che complicata. E che si interseca, gioco forza, con gli altri tavoli aperti in seno alla maggioranza. «Vediamo se qualcuno ha il coraggio di mettere in secondo piano quella che è diventata una questione morale», dicono nel Movimento alludendo alle vittime della tragedia del ponte Morandi. Il clima nell’esecutivo, specie con Italia viva, è sempre più muscolare. «Se qualcuno crede di spaventarci alzando la voce, si sbaglia», ribadiscono fonti pentastellate sottolineando una certa insofferenza per le esternazioni dei renziani delle ultime settimane. Il sospetto — spiegano i Cinque Stelle — è che all’interno dell’esecutivo ci sia chi voglia sfruttare il momento di debolezza del Movimento.
Ieri anche il Pd ha attaccato l’idea di tornare in piazza il 15 febbraio per difendere il taglio dei vitalizi. Una mossa che è stata letta da alcuni come un passo falso in chiave governativa. A difendere la scelta dei pentastellati è intervenuto il premier Giuseppe Conte. «Non lo vedo come un errore. È una battaglia politica che il movimento ha sempre fatto», ha chiosato il premier. La decisione ha avuto qualche ricaduta interna. con l’area filo-dem perplessa (ma silente) che teme una deriva populista della piazza. E anche i tempi e le modalità degli interventi sul palco (è stata scelta piazza San Silvestro, piccola, quindi più «semplice» da riempire, ma anche più raccolta per ricreare un contatto con la base). Tensioni palpabili, che si rincorrono su ogni tema. Come quello delle alleanze alle
Regionali con la scelta — su un asse con i dem — rimandata a lunedì (difficile che la strada sia percorribile in Liguria, ancora aperto uno spiraglio verso un «civico» in Campania).
I nodi verranno al pettine in occasione degli Stati generali. Si prefigurano all’orizzonte due grandi blocchi: Roberto Fico (pronto a farsi sentire), Roberta Lombardi e Paola Taverna coalizzati per un fronte progressista contro l’ala governista dei dimaiani, di Chiara Appendino. E con l’incognita Alessandro Di Battista sullo sfondo. «Credo che una gestione collegiale sia più confacente alla eterogeneità del Movimento», ha commentato ieri Taverna, che i rumors danno molto attiva per la corsa a nuovo capo politico. L’unica certezza al momento è che le diverse anime — seppure con qualche differenza di vedute — apprezzino l’idea di un «direttorio 2.0» o un politburo. febbraio scorso aveva convocato una riunione proprio per mettere a punto i dettagli e concludere la cessione. Esattamente il giorno dell’anniversario del rapimento di Giulio Regeni al Cairo e tanto è bastato per decidere di rinviare. Una decisione presa anche per evitare di creare tensioni all’interno dell’esecutivo, visto che 5 Stelle e Pd si sono schierati al fianco della famiglia e dunque una simile apertura nei confronti dell’egitto potrebbe essere interpretata come una smentita alla linea fin qui tenuta.