Conte contro chi fa culturismo politico (anche senza muscoli)
Chissà a chi pensava il premier Giuseppe Conte quando — intervenendo a un convegno sul cyberbullismo — s’è lasciato andare a un affondo contro «l’esibizione muscolare» e «il richiamo alla mistica dell’uomo forte» attaccando il «culturismo politico», espressione utilizzata da Massimo Franco sul Corriere per indicare chi pianta bandierine identitarie ma si sottrae al dovere di governare.
Non saremo certo ai tempi di quelli che Beppe Grillo nel 1994 chiamava «i maneschi passati alla politica», gli anni di Jessie Ventura — wrestler americano eletto governatore del Minnesota nel 1999 — e Arnold Schwarzenegger, governatore della California dal 2003 al 2011 (George Bush senior lo chiamava «Conan il repubblicano», lui non smentì il suo machismo e prese a chiamare «femminucce» i democratici). E non siamo neppure in un «Paese governato da palestrati», per dirla sempre alla Grillo. Ma di «culturisti» della politica — reali o metaforici che siano, come nei casi citati da Conte — è piena anche la storia italiana. E non solo a destra.
Lo scorso ottobre ad esempio Stefano Bonaccini — che dell’«uomo forte» non avrà l’ideale, ma il fisico sì — pubblica sui social una foto mentre fa le flessioni in palestra. Gli elettori di sinistra, i suoi, si ribellano: «L’ostentazione del culto del corpo del politico rimanda al vicino passato del fascismo, soprassediamo per cortesia». E analoghe critiche, due anni prima, erano arrivate a Carlo Grotti, consigliere comunale di Rimini della Lega Nord che annunciò — con tanto di video a petto nudo — di essersi dato al culturismo: «Ho messo su 15 chili di massa muscolare in un anno». Esibizione di machismo in politica stile Putin? «No, non faccio nulla di male. Sono un ragazzo che pratica sport in maniera sana, la politica non c’entra nulla».
Ché in effetti, a ben vedere, non sempre per la «prepotenza politica» cui si riferisce il premier sono necessari muscoli scolpiti. Matteo Renzi, per dire, non è che abbia proprio il fisico del culturista, però c’è chi lo chiama «il bullo di Rignano» (il che, a voler pensar male, potrebbe far supporre che il premier includa nel suo concetto anche i ripetuti ultimatum di Italia viva su prescrizione e legge di bilancio). E a Luigi Di Maio non servono bicipiti gonfi per chiamare i suoi a una «esibizione muscolare» in piazza contro la «restaurazione», dimenticando che è al governo, e per di più da ministro. Anche se, alla fine, la sensazione è che il riferimento di Conte sia soprattutto a Matteo Salvini. Che non ha mai fatto il culturista. Però ha un debole. Quello dell’«uomo forte». @Aba_tweet