Licenziato Oliviero Toscani per la frase choc sul Morandi
Aveva detto: a chi interessa se un ponte crolla. Poi la retromarcia: mi vergogno
ROMA Licenziato in tronco, quasi una scelta obbligata. La Benetton ha bruscamente interrotto la collaborazione con Oliviero Toscani, che a Un giorno da pecora su Radiouno, forse obnubilato dalla sua furibonda vena polemica, per liquidare le critiche sulla ormai celebre foto di Benetton tra le Sardine, aveva pronunciato l’imperdonabile interrogativo: «Ma a chi interessa se casca un ponte?». Riferendosi al tragico crollo del ponte Morandi di Genova, che il 14 agosto del 2018 costò la vita a 43 persone.
E oltrepassando ogni limite. «Impossibilità di continuare
Il comunicato Il gruppo Benetton ha interrotto i rapporti: «Ci dissociamo totalmente, noi vicini alle vittime»
il rapporto di collaborazione con il direttore creativo», si legge perciò nel breve comunicato aziendale del gruppo. «Luciano Benetton e tutta l’azienda rinnovano la loro sincera vicinanza alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa tremenda tragedia». Il ponte Morandi si trovava nella tratta finale della A10, in concessione ad Autostrade, società che tramite Atlantia vede i Benetton come azionisti di riferimento.
Non è bastato il pentimento accorato di Toscani (di recente condannato per ripetute ingiurie a Matteo Salvini) affidato a un’intervista: «Mi scuso, di più, ho vergogna anche di scusarmi, sono distrutto umanamente e profondamente addolorato». La frase pronunciata alla radio, si è giustificato, era estrapolata dal contesto. Dopo che Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime Morandi, gli aveva già risposto così: «I 43 morti innocenti per lui conteranno poco, ma per noi erano tutto».
Prova a difenderlo il figlio maggiore, Rocco Toscani, 39 anni: «Sono il primo che lo prenderei a schiaffi, anche perché a volte è proprio insopportabile. Quando attaccò Giorgia Meloni gli dissi subito che doveva scusarsi. Ma questa volta la battuta gli è solo uscita male, senza cattiveria».
Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, rivendica il siluramento del fotografo: «Finalmente sono arrivate le scuse e il licenziamento di Toscani, dopo la mia mobilitazione, quella del sindaco Bucci e di tutta Italia contro le sue parole oscene», dichiara. «Lo abbiamo fatto perché le famiglie delle 43 vittime meritano rispetto e giustizia. Genova e la Liguria saranno sempre al loro fianco».
Diversa la valutazione dell’onorevole Michele Anzaldi di Italia viva: «Se davvero i Benetton intendono chiudere il decennale rapporto con Oliviero Toscani per un bruttissimo episodio, per il quale l’artista ha chiesto scusa dicendosi distrutto dopo essere anche finito vittima di una strumentalizzazione, allora davvero si confermerebbero più spregiudicati della peggiore politica». E aggiunge: «Vogliono tentare di rifarsi la verginità dopo la tragedia del ponte Morandi umiliando chi li ha aiutati a costruirsi la loro immagine, vergognoso».
Una decisione drastica, quella del divorzio professionale Benetton-toscani, che chiude il lunghissimo sodalizio dell’azienda di Treviso con il controverso fotografo, cominciato nel 1982, dopo una lunga interruzione era ripreso di recente, con il ritorno di Luciano Benetton alla guida del gruppo.
Culminando nello scatto campestre dell’imprenditore con i fondatori del movimento antisovranista nel prato di Fabrica, laboratorio artistico di Toscani.
Non è la prima volta che le loro strade si separano. Dopo innumerevoli lanci provocatori per la «United Colors», già nel 2000, dopo una campagna pubblicitaria choc che utilizzava le immagini di condannati a morte negli Usa, committente e creativo avevano interrotto i rapporti.
Stavolta difficilmente ci sarà una riconciliazione.