Trump assolto Usa ancora divisi
Assolto Donald Trump, non sarà facile per l’america archiviare l’impeachment. Nella migliore delle ipotesi è stato creato un precedente destinato a togliere efficacia al più importante strumento costituzionale di garanzia contro gli abusi di potere di un presidente: una responsabilità che pesa sulle spalle dei democratici, rei di aver deciso la messa in stato d’accusa con una certa leggerezza, senza rendersi conto delle possibili conseguenze, ma soprattutto su quelle del leader del Senato, Mitch Mcconnell, che ha imposto un processo senza testimoni e ha sostenuto che la giuria — i senatori — non aveva l’obbligo di essere imparziale. Per lui quello intentato è un processo politico e, quindi, anche la sentenza è politica. Ma c’è anche uno scenario peggiore: quello di un presidente sopraffatto dal desiderio di vendetta contro i democratici e contro Mitt Romney, l’unico senatore repubblicano che lo ha condannato perché convinto, in coscienza, della sua colpevolezza. Mcconnell, consapevole di aver forzato, sotto la pressione della Casa Bianca, la dialettica parlamentare, cerca subito di voltare pagina per evitare ulteriori imbarazzi e afferma che «i voti di domani mi interessano più di quelli di ieri». Intanto la senatrice repubblicana Susan Collins, spesso critica nei confronti del presidente (è uno dei due conservatori che si sono espressi, senza successo, per l’ammissione al processo di testimoni come John Bolton), alla fine ha votato anche lei per l’assoluzione sostenendo che, d’ora in poi, Trump sarà, comunque, più rispettoso delle istituzioni: «Ha imparato la lezione dell’impeachment». Ieri il presidente l’ha smentita già all’alba: partecipando con i leader di vari culti alla National Prayer, ha trasformato un evento religioso in una tribuna di accuse politiche e minacce: non solo ha accusato di malafede chi ha detto di pregare per lui (Nancy Pelosi) e chi lo ha condannato sulla base delle sue convinzioni religiose che gli hanno imposto di decidere secondo coscienza (Romney), ma ha affermato che chi lo ha messo in stato d’accusa ha provocato gravi danni non solo a lui ma a tutta la nazione. E ha aggiunto un minaccioso «non possiamo lasciare che le cose vadano avanti così». Vent’anni fa, dopo essere stato assolto, Bill Clinton chiese scusa all’america per averle creato un imbarazzo. Ieri, dopo l’assoluzione, Trump ha definito i suoi accusatori disonesti e corrotti. Sempre più difficile rimarginare le ferite di un’america spaccata.
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