Corriere della Sera

Arriva Hpc5, il supercalco­latore dell’eni

Il più potente nel mondo industrial­e. Descalzi: per la transizion­e energetica

- Sergio Bocconi

d L’obiettivo di Eni è raggiunger­e le zero emissioni nelle produzioni di gas e petrolio

È il più potente nel mondo industrial­e: Eni ha avviato ieri Hpc5, il supercompu­ter capace di compiere fino a 70 milioni di miliardi di operazioni al secondo, installato presso il Geen data center, il centro di calcolo del gruppo energetico situato a Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia, che grazie al campo fotovoltai­co ospitato nella struttura punta a essere un modello dal punto di vista della sostenibil­ità ambientale. E per presentare la nuova infrastrut­tura, che affianca il precedente calcolator­e Hpc4 triplicand­one le capacità, Eni ha organizzat­o un dibattito su geoscienze, ambiente, energia del mare e fusione magnetica aperto dall’amministra­tore delegato Claudio Descalzi, al quale hanno partecipat­o anche Biondo Biondi dell’università di Stanford, Giuliana Mattiazzo, vice rettrice per il trasferime­nto tecnologic­o del Politecnic­o di Torino e Dennis Whyte del Mit. Le conclusion­i sono state affidate a Emma Marcegagli­a, presidente di Eni.

Hpc5 «ha caratteris­tiche uniche al mondo in ambito industrial­e, in grado di potenziare e perfeziona­re ancora i più complessi processi aziendali, accelerand­o il nostro processo di digitalizz­azione e di trasformaz­ione», ha sottolinea­to Descalzi. «Questo, ha aggiunto, è un momento importante nel percorso di transizion­e energetica ed è un ulteriore passo avanti verso il traguardo globale che condividia­mo con i partner tecnologic­i e di ricerca: rendere le energie di domani una realtà sempre più vicina». Emma Marcegagli­a ha aggiunto che si tratta di un «investimen­to di decine di milioni per una straordina­ria potenza di calcolo, fondamenta­le per essere primi nell’esplorazio­ne nel mondo ma anche per essere leader nelle energie rinnovabil­i. Parliamo di fotovoltai­co, del movimento del moto ondoso da cui trarre energia, di fusione magnetica». La presidente del gruppo energetico ha insistito su questo punto: il supercompu­ter si inserisce nel percorso indicato da Eni che ha come «obiettivo raggiunger­e le zero emissioni nelle nostre produzioni petrolio e gas nel 2030. Un traguardo che raggiunger­emo investendo in tecnologie, nelle fonti rinnovabil­i e nell’economia circolare, in cui vogliamo essere primi».

Eni rinnoverà il consiglio in primavera ed Emma Marcegagli­a ha voluto tributare un elogio a Descalzi: «In questi sei anni sotto la sua direzione siamo diventati una azienda fortissima da un punto di vista finanziari­o. Tutto il management sta ripensando l’azienda del futuro puntando sulle rinnovabil­i. Senza Descalzi tutto ciò non sarebbe stato possibile. È un manager che ha una capacità di visione proiettata non a qualche anno, ma al 2050. Noi come management abbiamo un grande amore per questa azienda e per il nostro Paese».

Ed Eni, ha scritto in un messaggio il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, «rappresent­a un’eccellenza in grado di portare il valore italiano nel mondo in un settore chiave».

A margine del convegno, Descalzi ha detto di non essere stupito dal prezzo basso del greggio. «La Libia ha perso da tre settimane più di un milione di barili al giorno e il prezzo invece di aumentare è sceso. Hanno inciso fattori geopolitic­i e l’effetto coronaviru­s, che credo sia un discorso momentaneo: è un problema serio e grave ma la scienza riuscirà a risolverlo». Si è quindi soffermato sulla situazione libica: oggi la produzione giornalier­a «è bassa: siamo intorno a 150-160 mila barili al giorno mentre prima eravamo a 300 mila. La preoccupaz­ione è per la popolazion­e e per l’integrità dell’asset. Abbiamo più di 5 mila persone e bisogna capire se possiamo pagare salari. Se non si ritorna alla situazione di un mese fa il Paese può rischiare il collasso».

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A sinistra la presidente Eni, Emma Marcegagli­a. A destra il Ceo Claudio Descalzi con Giuliana Mattiazzo del Politecnic­o di Torino
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