Corriere della Sera

Lo scontro con i sindacati sulle uscite. Mustier: cedola di 0,63 euro, balzo dell’8% in Borsa

- Fabrizio Massaro

Unicredit vola in Borsa con un rialzo dell’8,15% a 13,8 euro dopo i 3,4 miliardi di euro di utile netto resi noti ieri dalla banca guidata da Jean Pierre Mustier, con la capitalizz­azione tornata a 31 miliardi di euro. Ma più di questo obiettivo — che fa rivendicar­e al presidente Cesare Bisoni di aver «centrato per la prima volta nella storia tutti i target» del piano industrial­e 2016-2019 concluso a dicembre — il mercato ha apprezzato la spinta sui dividendi, ulteriore rispetto al nuovo piano «Team23».

Il bilancio 2019 beneficia di 1,4 miliardi di dividendi cash (0,63 euro per azione in pagamento il prossimo aprile) e di mezzo miliardo in riacquisto di azioni proprie con una distribuzi­one di capitale ai soci pari al 40%. E ora spunta l’impegno ad alzare il payout al 50% per il 2020, da pagare nel 2021. E Mustier non esclude un extra dividendo cash o con riacquisto di azioni.

Se i mercati hanno applaudito, i sindacati — che Mustier incontrerà a breve — sono sul piede di guerra per la gestione dei 5.500-6.000 esuberi previsti per l’italia, sui circa 8 mila a livello di gruppo. Il «confronto sarà durissimo», avverte il segretario generale della Fabi, Lando Maria

Sileoni che chiede «almeno una assunzione ogni due eventuali esuberi».

In Germania e in Austria l’accordo sulle uscite è invece già stato trovato e le relative spese sono state calcolate nel quarto trimestre, che infatti ha chiuso in perdita per 835 milioni per questi oneri straordina­ri e anche per le perdite sulla cessione del 9% di Yapi Kredi (che ha preceduto l’ulteriore vendita del 12% di due giorni fa) e le rettifiche su crediti per 1,1 miliardi di euro.

Dal punto di vista dei numeri dell’anno, il 2019 si chiude con un utile netto di 3,4 miliardi in calo di quasi il 18% ma sopra le stime degli analisti a 3,1 miliardi, mentre l’utile consolidat­o «sottostant­e», cioè al netto delle operazioni straordina­rie, sale a 4,7 miliardi, +55,5%. I conti saranno approvati dall’assemblea convocata per il 9 aprile.

L’istituto

● Unicredit ha 26 milioni di clienti e circa 89 mila addetti. Ha annunciato il taglio, a livello di gruppo, di 8mila dipendenti e 500 filiali entro il 2023

● La banca ha chiuso il 2019 con un utile netto contabile di 3,4 miliardi, in calo del 17,9% rispetto al 2018 ma al di sopra dei 3,1 miliardi messi in conto dal consensus tra gli analisti

Dal punto di vista strategico Mustier ha confermato la linea espressa a dicembre: «Nessuna fusione/acquisizio­ne per tutto l’arco di piano», quindi fino al 2023. Il motivo è che si tratta di operazioni che diluiscono l’utile per azione per i soci, e quindi meglio procedere con il dividendo e il riacquisto delle azioni (buyback), che favorisce la crescita dell’utile per azione. Mustier comunque vede come improbabil­i le fusioni a livello europeo, anche se loda la linea del nuovo capo della Vigilanza Bce, Andrea Enria: «È stato molto più trasparent­e e chiaro nel comunicare l’impatto della regolament­azione sulle banche. Bene le regole, anche dure, ma che siano comunicate bene. Trasparenz­a e chiarezza sono apprezzati dagli investitor­i».

Sembra invece rallentare il cantiere della subholding italiana in cui riunire le attività estere del gruppo. A spiegarlo è stato lo stesso Mustier: «Non è ancora stato approvato dal consiglio di amministra­zione», ha detto, precisando che il dossier è ancora allo studio e che probabilme­nte «arriverà sul tavolo del board entro la fine dell’anno».

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