Sia ha deciso: la rete Bancomat si quota in Piazza Affari
(a. pu.) La Sia, società italiana leader europeo nei pagamenti, si quoterà in Borsa, imprevisti permettendo. Il consiglio d’amministrazione ha dato il via libera ieri al processo finalizzato alla quotazione. Il debutto in Piazza Affari dovrebbe avvenire entro l’estate, sul listino principale. Lo stesso board ha approvato ieri anche il piano strategico 2020-2022. L’advisor scelto è Rothschild (in corsa era anche Lazard).
Primo socio dell’azienda, che è guidata dall’amministratore delegato Nicola Cordone, è la Cassa depositi e prestiti con al vertice il tandem Fabrizio Palermo (ceo) e Giovanni Gorno Tempini (presidente). Controllata dal Tesoro,
Cdp ha l’83,11% di Sia sommando le quote di Cdp Equity (25,69%) e Fsia, il veicolo dedicato (70% Fsi Investimenti e 30% Poste Italiane). Dopo l’uscita dal capitale, in novembre, di Unicredit e Intesa, le cui quote sono state acquistate con quelle di F2i e Hat dalla stessa Cdp (in totale, una fetta del 33,6%), restano solo tre banche azioniste di Sia: Banco Bpm (5,33%), Mediolanum (2,85%) e Deutsche Bank (2,58%).
La quotazione fa saltare, nell’immediato, il matrimonio ventilato con Nexi, l’ex Cartasi, nella quale è entrata proprio Intesa con il 9,9%. Ma quanto potrebbe valere in Borsa Sia?
L’azienda ha chiuso il 2018 — l’anno dell’accordo con Bancomat spa per lanciare Bancomat Pay, il pagamento online con la carta di debito — con un Ebitda di 201,4 milioni (+12%), circa 220 milioni calcolando operazioni straordinarie. Stimando una crescita a 250 milioni nel 2019, secondo operatori finanziari, il valore di Sia potrebbe essere sui 2,5 miliardi, tolto il debito (possibile in calo dai 723,9 milioni del 2018): risultato di multipli dell’ebitda di 12-13 volte. Quotando il 25-30% a questi valori, Cdp incasserebbe fra i 600 e i 750 milioni. In novembre il valore d’impresa stimato per l’acquisto dai soci uscenti fu di 3,2 miliardi.