Corriere della Sera

Tempi dilatati: i 24 campioni in gara diventano il contorno di tutti gli ospiti

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Prima gli ascolti. La gara può aspettare. La scaletta del Festival è stata costruita con in mente l’auditel. E con la musica come elemento sacrifical­e. Come nell’era pre Fazio-conti-baglioni, i tre conduttori­direttori che avevano riportato il focus sulla sfida fra le canzoni. «Riportare la musica al centro» era diventato una specie di mantra. Martedì la gara è arrivata sul palco dell’ariston alle 22.03 con l’esibizione di Piero Pelù, dopo che il festival aveva già consumato un’ora. Certo, ai giovani era stata garantita una finestra nella prima parte, ma chi voleva sentire le canzoni si è dovuto armare di caffè e stimolanti. L’ultimo è stato Michele Zarrillo all’1.23, davanti alla tv c’erano meno di 4 milioni di persone contro i 13-14 milioni dei primi (Pelù, Lamborghin­i, Nigiotti). La maratona è stata una prova fisica anche per i cantanti: nei camerini si scherzava sul sequestro di persona con attese di quasi tre ore fra la convocazio­ne e la performanc­e. Non è soltanto una questione di orari e scalette. La gara è stata mortificat­a anche dall‘invito che Amadeus, come direttore artistico, ha fatto a ospiti, vedi Al Bano e Romina o i Ricchi e Poveri, che hanno potuto presentare brani inediti senza l’ansia della gara. Sarà difficile in futuro convincere un big ad accettare il rischio della competizio­ne. Tanto più che alle vecchie glorie è stato concesso di esibirsi in playback, in puro stile anni 80. E allora la musica finisce in fondo. (a. laf.)

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