Nove lezioni sui vaccini, la scienza contro le fake news
Il film di Elisabetta Sgarbi presentato al «Corriere». «Punto sull’autorevolezza e la forza dei numeri»
Vaccini, verità e post-verità. Non parla solo di medicina, di cosa sono i vaccini e di come agiscono, il film di Elisabetta Sgarbi «Vaccini. 9 lezioni di scienza», presentato ieri dalla Fondazione Corriere della Sera a Milano. Le testimonianze in brevi interventi di nove personalità della scienza, della medicina e della filosofia vanno oltre l’argomento specifico e aprono una riflessione sul significato stesso di scienza e dei suoi limiti, ma anche dei suoi grandi meriti.
«I vaccini sono stati, e costituiscono oggi ancora di più con la diffusione del coronavirus dalla Cina, una questione dirompente all’interno della nostra società», ha ricordato il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana introducendo l’incontro. Le nove lezioni di scienza sono quelle della specialista di pediatria Chiara Azzari, del medico di Lampedusa Pietro Bartolo,
del professor Andrea Biondi dell’università Milanobicocca, dell’immunologo Roberto Burioni, del filosofo Massimo Cacciari, di Emanuele Coccia che insegna filosofia a Parigi, del presidente della Fondazione Meyer Gianpaolo Donzelli, della docente di semiotica dell’università di Bologna Anna Maria Lorusso, e di Alberto Mantovani, presidente della Fondazione Humanitas.
«Non volevo fare un reportage, magari girato negli ospedali», ha spiegato Elisabetta Sgarbi. «L’idea di base era quella di ritornare a dare autorevolezza alla scienza, scossa negli ultimi tempi da chi mette sullo stesso piano le conoscenze di coloro che hanno studiato per anni un argomento complesso come i vaccini e chi si basa su qualche notizia, non si sa quanto efficace, letta da qualche parte sul web. Per questo ho voluto che le nove persone protagoniste del film parlassero sedute dietro una cattedra spoglia, dove sono presenti solo alcuni vecchi giocattoli a rappresentare l’esigenza di spiegarsi in modo semplice».
Nel film c’è una presenza costante: un pupazzo gonfiabile con le fattezze del celebre Urlo di Edvard Munch. «È il simbolo della paura. Me lo donò Mario Andreose, grande esperto del mondo editoriale, di ritorno dal museo di Oslo — ricorda Sgarbi —. L’ho voluto per rappresentare come la scienza da alcuni viene irrisa e messa da parte, salvo poi essere chiamata in soccorso quando c’è la paura, quella vera».
«I vaccini sono una forma di allenamento del nostro sistema immunitario — dice nel suo intervento sullo schermo Alberto Mantovani —. Mi piace pensare al sistema immunitario come a un’orchestra, con elementi diversi che suonano strumenti differenti. Mi stupisce il fatto che noi non li conosciamo nemmeno tutti, né gli strumentali né gli strumenti, ma continuiamo a scoprirne di nuovi. Il nostro sistema immunitario deve lavorare in armonia come un’orchestra per combattere i patogeni».
Il film ricorda la forza dei numeri, quelli delle vite salvate dai vaccini: numeri che sono la base della scienza e che non possono essere confutati da nessuna fake news. O postverità.