Corriere della Sera

In Italia mai così pochi figli Meglio al Nord, record a Bolzano

Mattarella: «Fenomeno da contrastar­e». I dati Istat: sempre più mamme over 30

- di Alessandra Arachi

ROMA Se l’italia fosse la Lombardia, non ci troveremmo a recitare anche quest’anno il rosario dei bambini mai nati, in un Paese che continua ad invecchiar­e senza poter sperare nel ricambio generazion­ale.

In controtend­enza con i dati nazionali, il Nord dell’italia e in particolar­e il Nord-est. Infatti sono nati più bambini lo scorso anno in Lombardia (il 3,4 per mille in più) e ancora migliore è la crescita nelle province di Bolzano (+5) e di Trento (+3,6), e pure in Emilia-romagna (+2,8 per mille). Ma poi bisomila gna sommare il crollo demografic­o del Molise e della Basilicata (meno 1 per cento in un anno) o di Regioni come la Sardegna, con il suo 5,3 per mille, ed ecco che i conti precipitan­o rapidament­e nel rosso più profondo.

Sono nati appena 435 mila bambini in Italia nel 2019, segnala l’istat nel suo rapporto demografic­o annuale (1,29 in media per donna, con Nord e Nord est sopra la media: ad esempio Lombardia 1,36 e Veneto 1,32), ovvero quasi 5 mila in meno rispetto al 2018 che già aveva segnato il nostro record negativo nazionale. Non solo: se ci aggiungiam­o il saldo dei nati e dei morti (meno 212 mila), vediamo che alla fine la popolazion­e italiana nell’ultimo anno è diminuita «soltanto» di 116 unità grazie agli immigrati (più 143 mila).

Al primo gennaio di quest’anno la popolazion­e era di 60 milioni 317 mila individui, e 120 mila residenti si sono anche cancellati dalle anagrafi per andare a vivere all’estero. Non sono una novità questi cali e questi crolli demografic­i, è un trend che si trascina da alcuni anni e che quest’anno ha inquietato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non è rimasto in silenzio ieri il capo dello Stato davanti ai numeri dell’istat: «Va assunta ogni iniziativa per contrastar­e questo fenomeno, perché come conseguenz­a dell’abbassamen­to di natalità vi è un abbassamen­to del numero delle famiglie, e questo significa che il tessuto del nostro Paese si indebolisc­e».

Si indebolisc­e, e certamente invecchia il nostro Paese. Siamo infatti il Paese più vecchio del mondo dopo il Giappone, con una speranza di vita che è arrivata a 85,3 anni per le donne e a 81 anni per gli uomini, mentre di contro il tasso di natalità è tra i più bassi del mondo, 1,29 figli per donna. Figli che vengono messi al mondo da donne sempre più mature: l’età media del primo parto è salita a 32,1 anni, e secondo i dati del nostro Istituto di statistica oggi risultano essere più fertili le donne sopra i quaranta anni di quanto non lo siano quelle sotto i venti, mentre il divario con le 20-24 enni è stato praticamen­te del tutto assorbito. Basta fare un parallelo con quanto succedeva appena dieci anni fa per capire: oggi ogni 100 persone che muoiono arrivano 67 bambini, dieci anni fa erano 96.

«La natalità è il punto di riferiment­o più critico, il principale di questa stagione», ha rilevato ancora il presidente Sergio Mattarella, sotto gli occhi le cifre dell’istat che segnalano anche quest’anno come il problema della nostra denatalità sarebbe molto più preoccupan­te se non ci fossero i bimbi stranieri.

Un dato per tutti: nel 2019 un quinto dei bimbi nati aveva madre straniera, ovvero circa 85 mila bambini. Tra queste nascite ben 63 mila sono con mamma e papà tutte e due stranieri, e 22 mila invece con mamma straniera e papà italiano.

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