Folk e minimalismo colto Dopo gli sbadigli, le sorprese
Partita sottotono, la Fashion Week si rianima grazie a Palm Angels dell’italiano Francesco Ragazzi, a Proenza Schouler, The Row, Zimmermann e Veronica Beard
NEW YORK Il bello dell’america è che c’è veramente di tutto. E nel tutto succede che da un giorno all’altro le percezioni cambino e la noia si trasformi in eccitazione. E che in 24 ore l’insalvabile si salvi. E la settimana della moda come quella newyorkese, partita fra sbadigli e pentimenti per esserci, si trasforma in qualcosa di interessante, per contenuti e visioni diverse. Ecco allora che i bro e le sister di Palm Angeles, le sensuali e sofisticate donne di Proenza Schouler o il minimalismo colto di The Row regalano la speranza che qualcosa di buono e di diverso, anche qui, c’è e nel rispetto delle identità più lontane.
Francesco Ragazzi, 33 anni, il creativo di Palm Angels, è vero. È un italiano ma ha scelto New York per raccontarsi, non a caso. Lo street wear come fede, incrollabile: «Nessuno mi venga a dire che è un credo finito. Guardiamoci attorno. Il formale non tornerà più. Sicuramente c’è una evoluzione in corso, credo verso la qualità, alla quale sento il dovere di educare i giovani che non la conoscono e in questo noi italiani siamo in grado di dire la nostra». Non c’è pezzo della collezione che non sia ricercato in tessuti, colori e stampe. Persino le felpe sono ricamate a mano. Carica di significati la scelta dell’ispirazione, gli Indiani d’america: un folk perfetto per le nuove tribù metropolitane, ricco di segni (dalle frange ai colori) e funzioni d’uso (i montoni, i poncho, la pelle, i monili). «Non sono così presuntuoso da definirmi uno stilista — dice Ragazzi — ma vorrei creare un life style alla Ralph Lauren». Ambizioso, bravo.
Applausi per Jack Mccollough e Lazaro Hernandez, alias Proenza Schouler: show top, sino ad oggi. Una coperta ad ispirarli e l’idea di avvolgere con sensualità (ritrovata) le donne: scivolano gli abiti dai corpi, così le maglie e le giacche sartorialmente perfette, lasciando scoperte le spalle. Drappeggi e asimmetrie accentuano questa attitudine a proteggersi con femminilità. «Un po’ più sexy, sì. Abbiamo tolto e alleggerito e accorciato le gonne. Abbiamo sentito l’esigenza di ammorbidirci».
Veloce, precisa, concettuale quanto basta The Row resta una delle certezze della New York Fashion Week. Un’installazione di Beverly Pepper, l’artista scomparsa recentemente, il fulcro dello spettacolo. Non a caso la scultrice di monumentale leggerezza. Così come, in un certo senso, le creazioni di Ashley e Marykate Olsen: stratificazioni di senza tempo maschili e femminili, ma in tessuti impalpabili e lussuosi.
Sono due storie di sorellanza vincente quella di Zimmermann e Veronica Beard. Australiano il primo brand e made in Florida il secondo. Sorelle une e cognate le altre. Nicky e Simon Zimmermann, rispettivamente creativa e manager, fanno quello che sognavano da ragazzine, lavorare insieme: armonia e allegria. La stessa che si ritrova nella loro moda. Lady Beetle il titolo della collezione, coccinella, cioè portafortuna: un po’ gipsy-cartomante, un po’ vittoriana, un po’ cow girl. Prossime aperture a Milano e Roma. Veronica e Veronica, amiche da sempre e spose ai fratelli Beard, sono donne pragmatiche e gli States le seguono. Da dieci anni: giacche stretch e abiti rilassati per vestire chiunque dalle curvy alle donne in dolce attesa: sfilano così Ashley (la top taglia 48) e Hillary Rhoda incinta al quinto mese.
Francesco Ragazzi
«Il formale non tornerà più. Sento il dovere di educare i giovani alla qualità»