Corriere della Sera

Da Bongiorno a Garavaglia La squadra dei «moderati» per cambiare volto alla Lega

Dietro la svolta del leader c’è la regia di Giorgetti

- di Marco Cremonesi

MILANO «I parlamenta­ri della Lega informeran­no tempestiva­mente il responsabi­le del dipartimen­to Esteri allo scopo di concordare anzitutto l’opportunit­à di partecipaz­ione ed interazion­e e poi le norme di linguaggio cui attenersi e l’atteggiame­nto da assumere anche in relazione a singoli argomenti di particolar­e rilevanza contingent­e». La lettera è firmata da Giancarlo Giorgetti, fresco responsabi­le Esteri della Lega, la data è lo scorso 12 febbraio, i destinatar­i i parlamenta­ri italiani e europei del partito, oltre che i membri delle assemblee di Nato, Ocse, Consiglio d’europa, Ince e Upm. Il senso è chiaro: basta con le sortite non concordate, fine delle iniziative estemporan­ee, stop nell’affrontare alla buona i «temi dell’attualità internazio­nale, spesso insidiosi e comunque di non facile lettura».

Se la svolta annunciata giovedì mattina da Matteo Salvini di fronte alla stampa estera — Italexit giammai, rapporti nel Parlamento europeo anche con i Conservato­ri di Giorgia Meloni, nuovo corso con il Ppe in vista della fine dell’era Merkel — ha un protagonis­ta è proprio Giorgetti, nella Lega di certo non un homo novus. A lui si deve il convinto atlantismo, spesso ribadito, e la vicinanza agli Stati Uniti, ma anche il continuo ammoniment­o al suo segretario affinché eviti di sbattere troppe porte in faccia, in Italia e all’estero. In buona ascesa sui temi europei anche il nuovo capo delegazion­e Marco Campomenos­i, eccellente conoscitor­e dei palazzi dell’unione per il fatto che prima di essere europarlam­entare è stato a lungo funzionari­o del gruppo a Bruxelles.

Nella svolta, in realtà, di uomini tanto nuovi non ce ne sono: hanno tutti una buona storia nel partito. Per esempio, il commissari­o alla Lega Nord Igor Iezzi, capogruppo nella commission­e Affari costituzio­nali della Camera. Per parecchio tempo ha insistito con Salvini sulla necessità di un’organizzaz­ione del partito che non pesasse troppo sulle sue spalle già parecchio gravate dal ruolo di leader.

Anche da quelle sollecitaz­ioni nasce la designazio­ne a vice segretario di Andrea Crippa, che ormai ha in tasca le chiavi dell’organizzaz­ione del partito, e il ritorno nella Lega dei Dipartimen­ti, aree tematiche in cui far maturare la posizione ufficiale del partito. Giusto ieri Salvini era nel quartier generale di via Bellerio a definire tutti gli incarichi, oltre a quello per gli Esteri di Giorgetti. Quel che si sa è che l’economia sarà «spacchetta­ta» in più incarichi, uno dei quali sarà certamente per il rassicuran­te Massimo

Garavaglia. La giustizia sarà ovviamente per Giulia Bongiorno, che oltre alla competenza legale ha una storia personale in grado di parlare a mondi, come quello dei diritti delle donne, che per la Lega non sono tradiziona­lmente vicini. E alla ribalta nazionale è salita anche Alessandra Locatelli, già vicesindac­a di Como e ministra per la Famiglia e le disabilità, temi che seguirà anche per il partito.

Assai ascoltati dal leader i due capigruppo Riccardo Molinari (Camera) e Massimilia­no Romeo (Senato) che incarnano esattament­e quel che vuole Salvini: la capacità di fare un’opposizion­e serrata dando la sensazione di essere assolutame­nte pronti per il governo. Con il valore aggiunto di essere molto efficaci in television­e.

Ma la novità, da un certo punto di vista, sono i governator­i leghisti. Soprattutt­o quelli dalla più lunga storia pubblica, Luca Zaia e Attilio Fontana, che fin qui erano stati esibiti in campagna elettorale come simbolo del buon governo leghista. Adesso possono essere valorizzat­i anche per la loro indiscutib­ile distanza da ogni oltranzism­o. I governator­i, in teoria, dovrebbero andare a formare una sorta di cabina di regia del segretario, sempre che Salvini si attenga al suo stesso progetto. Lunedì si riuniranno a Roma tutti gli assessori e i presidenti della Lega per ascoltare direttamen­te dal leader, a porte chiuse, il nuovo corso salviniano. Titolo degli Stati generali: «La forza della Regione». Contro, scherzano i leghisti, il «buio della ragione».

Sul territorio Fondamenta­le il ruolo dei governator­i, come Zaia e Fontana, lontani da ogni oltranzism­o

 ??  ?? 6
6
 ??  ?? 5
5
 ??  ?? 4
4
 ??  ?? 1
1
 ??  ?? 2
2
 ??  ?? 3
3

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy