Alt a Renzi, Conte va al Colle
Lungo incontro al Quirinale dopo lo strappo. Decisivi i parlamentari delusi di Italia viva La maggioranza convinta che il governo non cadrà perché i voti ci sono
Conte ieri mattina è salito al Colle per un incontro con il presidente Mattarella. Dialogo riservato. Ma sono stati toccati i rapporti con Renzi. Il premier è convinto che il governo alla fine non cadrà, perché al Senato i voti ci sono. E sarebbero decisivi proprio i parlamentari delusi da Italia viva. Inoltre il capo del governo ha avvertito Renzi che risponderà pubblicamente a interventi fatti solo per la visibilità. Insomma, linea dura e basta strappi. Il momento è delicato e anche i pontieri hanno smesso il lavoro di mediazione. Sul fronte del centrodestra Salvini evoca l’italexit: «O la Ue cambia o muore».
ROMA Un lungo incontro al Quirinale, nella mattina di ieri. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato a lungo della situazione di tensione nella maggioranza e nel governo, diventata esplosiva dopo che i parlamentari di Matteo Renzi hanno votato più volte con l’opposizione e dopo che le due ministre di Italia viva hanno disertato la riunione del Consiglio.
Una situazione difficilmente sostenibile. Il premier è convinto che i voti al Senato per non far cadere il governo ci sono. E ci sono senza il ricorso ai cosiddetti «responsabili». Un ingresso che, in accordo con il Pd, si vuole evitare. Nessun trasformismo, è la parola d’ordine. I voti ci sono e verrebbero dalle stesse file di Italia viva, con almeno cinque senatori delusi dalla politica del loro leader che sarebbero pronti a uscire.
«Si può fare, dipende solo dalla scelta che farà il premier, la decisione sta a lui», si continua a ripetere al Nazareno. Non è però sul tema della prescrizione che si consumerebbe lo strappo. Non lo vogliono i senatori transfughi di Italia viva, non lo vuole il Pd e non lo vuole il premier. Quella riforma è finita su un binario a lunga percorrenza proprio per toglierla dal tavolo del confronto. Si è convinti che sulla prescrizione l’assalto di Renzi sia solo strumentale, che l’unico suo scopo sia il logoramento di Conte e di Zingaretti. E quindi non mancheranno nuovi temi di frizione, che renderanno evidente il vero scopo dell’ex premier e necessario lo strappo che lo porti fuori dal governo e dalla maggioranza.
Conte nell’incontro riservato con il capo dello Stato, ha detto che è comunque deciso ad andare dritto con l’azione di governo, si vedrà in Parlamento
se davvero Italia viva è compatta o non rischia di perdere pezzi di fronte all’ipotesi di una crisi e di urne anticipate.
Nel frattempo lo stesso premier sta predisponendo un
Piano straordinario di spesa pubblica, che possa dare una scossa al Pil del Paese, ultimo in Europa per tasso di crescita.
Se lo stesso Renzi ha suggerito, ancora senza dettagli, un piano choc di 120 miliardi per l’economia, anche a Palazzo Chigi e nel Pd stanno pensando a qualcosa di simile, e fra martedì e mercoledì della prossima settimana dovrebbero svolgersi delle riunioni, insieme al ministro dell’economia, dalle quali potrebbero trapelare i primi dettagli delle modifiche allo studio per cambiare radicalmente i meccanismi di spesa.
Il livello di tolleranza sulle uscite di Renzi, rimarcano nella maggioranza, è ormai ai minimi storici. Anche perché è chiaro a tutti — si ripete nello staff del premier — che l’obiettivo reale dell’ex segretario del Pd è solo quello di cercare di logorarlo. Lo ha fatto con tutti, dicono, con Bersani, con Letta, con Gentiloni, e mentre il Pd sale nei sondaggi, e Conte fa altrettanto,
I paletti
La coalizione non intende accettare nuovi attacchi dall’ex premier
L’economia
Allo studio di Palazzo Chigi un Piano straordinario di spesa pubblica
Iv sta scendendo al 3%. E quindi ormai non ha piu nulla da perdere e cerca solo di attaccare Conte e il Pd. Anche per avere visibilità.
Il ragionamento che emerge nella maggioranza è il seguente: se Renzi vuole lavorare bene, porte aperte. Se viceversa pensa solo alla visibilità e a fare l’opposizione all’interno sarà fermato.
Insomma: nessuna intenzione di subire diktat, né di farsi indebolire per logiche strettamente politiche, piuttosto la ricerca aperta di un voto di fiducia in Senato, dove i numeri sono traballanti, se sarà necessario, per verificare se davvero Iv ha la forza di mandare sotto la maggioranza e aprire una crisi, o se è solo un fuoco di paglia, magari anche per contendere a Conte quel voto moderato che finora Iv stenta a intercettare.