NON GIOCHIAMO A NASCONDINO CON L’INVALSI
Gli esami finiscono sempre, purtroppo. «Oggi è stato approvato un mio emendamento che toglie definitivamente dal curriculum degli studenti la certificazione delle prove Invalsi». Questo l’annuncio trionfante di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-leu. Cui ha fatto seguito un commento della vice ministra dell’istruzione Anna Ascani: «Abbiamo fortemente voluto che i risultati delle prove Invalsi rimanessero fuori dal curriculum dello studente». L’invalsi è il
Nicola Fratoianni Le prove degli studenti non devono fare curriculum
«coronavairus» della scuola italiana? Perché il governo è così felice di averne secretato i risultati?
L’invalsi è una parte del curriculum dello studente, un allegato al diploma di Maturità che contiene esperienze, competenze e conoscenze che lo studente ha accumulato negli anni, da presentare a università e datori di lavoro. Migliorabile, certo, ma strumento moderno capace di radiografare la realtà: uno studente su tre in terza media ha problemi di comprensione del testo, e se una classe va male, a volte, il docente non è esente da demeriti. Invalsi? Se c’è la febbre, si rompa il termometro!
La verità è che parte della scuola italiana ancora resiste alle valutazioni: presto sostituirà i voti con le faccine. E per una certa retorica politica e sindacale, la colpa è sempre del sistema, mai personale.
Quando si secretano i demeriti, si ridimensionano anche le ambizioni. Della scuola, del Paese.