ORANGUTAN
Il gesto
Il braccio teso dell’orango Anih fotografato da Anil Prabhakar in un centro per la riabilitazione di questi animali nel Borneo orientale
D obbiamo comunque esserle grati: Anih non lo sa, ma con quel gesto ha (quasi) cancellato dal «Libro della Giungla» i peccati antropomorfi dell’infingardo Re Luigi e da Instagram (almeno per un istante) lo strapotere della influencer Kylie Jenner. Mica poco, per una sconosciuta femmina di orangutan che in un’oscura foresta del Borneo lo scorso settembre ha teso la mano a un umano che stava lì sotto di lei, immerso nella melma.
Avete presente quando ridendo e scherzando gli oranghi umanizzati da Kipling sottraggono Mowgli alla panza dell’ignaro Baloo perché il loro sovrano vuole carpirgli il segreto del fuoco? Certo quello nella melma non è più un cucciolo d’uomo: si chiama Syahrul, è una guardia forestale della Bosf (Borneo Orangutan Survival Foundation), una riserva naturale di 4.600 chilometri quadrati nell’east Kalimantan, Indonesia, dove 400 umani cercano di aiutare 650 oranghi a sopravvivere nel loro habitat naturale. Un’oasi protetta in un mondo stravolto: negli ultimi 40 anni il Borneo ha perso il 39% del suo originario manto verde. Disboscamento selvaggio, riscaldamento globale,
Il nome orangutan è derivato dalle parole malesi orang che significa «persona» e hutan che vuol dire «foresta». Le specie di questi animali (ne sono rimasti 57 mila nelle foreste pluviali del Borneo e di Sumatra), sono tre: l’orango del Borneo (Pongo pygmaeus) a lato in un disegno di Fulco Pratesi, l’orango di Sumatra
e l’orangutan Tapanuli