«Così aiutiamo le imprese a capire big data e social network»
Truchot (Ipsos): siamo quotati a Parigi, centrale il fatto di essere indipendenti
no votato per Macron benché non lo conoscessero nemmeno 6 mesi prima. Perciò è molto importante capire che cosa muove gli elettori e usare fonti diverse».
A proposito di elezioni. Quali sono le vostre previsioni su Donald Trump alle prossime elezioni americane?
«Stiamo seguendo l’elettorato negli Stati Uniti: se fino a novembre non cambia nulla, sarà rieletto».
Quanto durerà il secondo governo guidato da Giuseppe Conte?
«La maggioranza dichiara di voler governare fino al 2022, ma è una sfida continua. Gli italiani da un lato vogliono stabilità, ma dall’altro non sono disposti a sostenere qualsiasi governo».
Quanto vale l’industria delle ricerche di mercato?
«Circa 80 miliardi di dollari a livello globale, il 25% negli Stati Uniti. È suddivisa in due segmenti principali: il primo include sondaggi e panel, per un valore di poco più di 40 miliardi; il resto è fatto da analitica, social media, servizi di consulenza».
Nel settore sono in atto grandi cambiamenti, da Wpp a Gfk fino a Nielsen: assistiamo a passaggi di proprietà, dismissioni di divisioni, una forte presenza del venture capital. In passato ha sempre rivendicato il valore dell’indipendenza di Ipsos, la pensa ancora così?
«Oggi bisogna essere grandi per competere. Ipsos impiega 18 mila persone, siamo presenti in 90 Paesi e abbiamo 5 mila clienti, soprattutto aziende, ma anche agenzie governative. Però, se ci confrontiamo con Wpp, Deloitte o Accenture siamo piccoli, perciò dobbiamo essere abbastanza forti. Credo che ci sarà un ulteriore consolidamento. Molte nuove aziende tecnologiche stanno entrando nel nostro settore, con nuove piattaforme. Ma, dall’altro lato, osserviamo anche che molte società di consulenza tradizionali, come Deloitte o Accenture, entrano nel design thinking. Anche noi stiamo espandendo i nostri servizi nell’analisi dei dati».
Nel tempo dei big data Il nostro lavoro consiste nel fornire ai clienti informazioni di cui si possano fidare
Qual è l’impatto dell’intelligenza artificiale sul vostro business?
«Non lo so, ma è in crescita. Le startup stanno perturbando alcune aree grazie alla tecnologia, ma in altri settori, dove la conoscenza umana può essere migliore di una macchina, è più difficile. Noi siamo un’attività di persone e la qualità degli individui che lavorano per noi è importante. Essere indipendenti è fondamentale per attrarre talenti e fare un buon lavoro. Ipsos è quotata in Borsa a Parigi, ma l’indipendenza ci permette di scegliere la nostra strategia».
Che ruolo gioca l’innovazione nelle ricerche di mercato?
«La tecnologia ci fornisce gli strumenti per intervistare un maggior numero di persone, in modo più veloce, a un costo più basso. Il nostro cliente andrà sempre di più verso una conoscenza granulare della persona, ma avremo sempre bisogno di sapere se una persona farà un acquisto o no in futuro e perché. Ma c’è anche la questione di che cosa faranno i concorrenti. Ecco, io credo che siamo ancora molto lontani da un algoritmo che possa prevedere tutto questo. Alla fine conta il giudizio umano».
Che cosa la sorprende di più rispetto a 45 anni fa, quando ha fondato Ipsos?
«La velocità straordinaria con cui si diffonde una nuova idea o una nuova tendenza, grazie ai social media. Rihanna in soli due anni ha creato un’azienda di cosmetici da 500 milioni di dollari. Pazzesco».