Ilva: ecco le condizioni per l’accordo
Il documento consegnato al giudice. Afo 1, 3 e 4: investimenti condivisi
«Linee essenziali del possibile accordo». Questo il titolo, tradotto dall’inglese, del documento di sette pagine che gli avvocati di Arcelor Mittal e di Ilva in amministrazione straordinaria hanno condiviso e consegnato il 7 febbraio al tribunale di Milano. Obiettivo: giustificare la richiesta di un ulteriore rinvio nella discussione della causa che contrappone le due parti. Eccone i punti principali.
Primo: un accordo di modifica del contratto con cui AM ha preso in affitto l’ex Ilva dovrà essere firmato entro il 28 febbraio (l’udienza è fissata il 6 marzo). Questo accordo deve contenere riferimenti indicativi al piano industriale, al piano ambientale, all’accordo sul personale ma soprattutto deve prevedere un accordo da stipulare entro il 30 novembre per l’ingresso di un partner (Cdp, Invitalia) oltre alla rimodulazione dell’affitto. Ultimo ma importantissimo, la possibilità per Arcelor Mittal — se non arrivasse il nuovo investitore — di recedere dal contratto pagando 500 milioni. Si tratta di materia complessa e già da ora non è da escludere un ulteriore rinvio.
Secondo: accordo per l’ingresso di un nuovo partner (una newco a partecipazione mista pubblica e privata) entro il 30 novembre 2020. Il nuovo partner dovrà investire 1,8 milioni di euro a cui potranno essere sottratte le quote di affitto non ancora versate da Arcelor Mittal.
Terzo: il lavoro. Il nuovo piano industriale andrebbe dal 2020 al 2025. A fine piano sarebbero confermati i 10.700 dipendenti attuali. Ma che fine farebbero i 1.800 in capo a Ilva in amministrazione straordinaria che in base all’accordo con il sindacato di fine 2018 dovevano essere riassorbiti? «Le parti collaboreranno, insieme con sindacati e istituzioni, per trovare soluzioni alternative tenendo conto anche di altre iniziative industriali disposte all’interno dello stabilimento di Taranto da soggetti diversi da Arcelor Mittal», dice il documento. Tradotto: andrebbe valutata la possibilità che la newco assuma i 1.800 in capo a Ilva in amministrazione straordinaria.
Quarto: l’ingresso del nuovo partner dovrebbe coincidere con il passaggio di Arcelor Mittal dall’affitto all’acquisto dell’ex Ilva. In pratica anticipando questo passaggio dall’agosto 2023 previsto nel vecchio contratto al maggio 2022. Solo oltre questa data i destini di Arcelor Mittal e dell’ex Ilva saranno definitivamente uniti. Perché anche nel periodo che va dal 30 novembre 2020 (firma dell’accordo per l’ingresso della newco a partecipazione mista pubblico-privata) al maggio 2022 quando il nuovo assetto diventerà realtà, Arcelor Mittal potrà abbandonare il campo. Le condizioni per la exit strategy dei franco-indiani sono già state messe nero su bianco: mancata modifica del piano ambientale, mancata revoca dei sequestri gravanti sullo stabilimento di Taranto, mancata stipula di un accordo sindacale «inclusivo della soluzione del problema dei 1.800 lavoratori in carico a Ilva in amministrazione straordinaria», presenza di misure restrittive dell’attività aziendale. Da notare: queste condizioni sono già presenti nel contratto oggi in vigore.
Quinto: gli investimenti. La rimessa a norma degli altiforni 1,3 e 4 dovrà essere sostenuta solo al 50% da Arcelor Mittal mentre il rifacimento dell’afo5 sarebbe tutto a carico dei franco-indiani e dovrebbe partire dal momento del ritiro del recesso.