Corriere della Sera

«Io, l’altra Fiorello»

L’autrice porta sullo schermo «Picciridda», storia dedicata alla nonna con spunti autobiogra­fici

- Valerio Cappelli

Catena, un film tratto dal suo libro «Per 20 anni assistente di Rosario Mi consigliò di cambiare cognome»

L’«altra» Fiorello si chiama Catena e porta quel nome perché la nonna paterna si chiamava così. Nel film Picciridda (tratto dal suo romanzo, in uscita il 5 marzo) di cui lei è sceneggiat­rice e Paolo Licata regista, rivive nel personaggi­o di Nonna Maria (l’attrice è Lucia Sardo).

«Era una donna modernissi­ma, viveva in Sicilia ad Augusta, girava con la bandana, fumava il sigaro, nel 1931 rimase incinta di un uomo sposato e suo figlio, mio padre, non l’ha cresciuto nell’odio dell’uomo che la abbandonò. Ma la vera protagonis­ta del film è un’altra».

Chi?

«Lucia (impersonat­a da Marta Castiglia), che vive un’emigrazion­e passiva, come la definisco io. I genitori alla fine degli Anni 60 partono in cerca di fortuna, e ciò che rimane a lei, una bambina di 11 anni, è di aspettare, non ha più il concetto del tempo. Sono bambini segnati, crescono molto timidi o diventano bulli, mai normali, marchiati dal distacco coi genitori. Vive (a parte la nonna) tra parenti porci, il compare che palpa, tocca, molesta, stupra. Ne conosco tanti di racconti così».

Ma è una storia vera?

«No, ma ne raccoglie tante ascoltate negli anni. Da ragazzina in estate vedevo gli emigranti che tornavano dalla Svizzera e dalla Germania con l’auto carica, gli sterzi foderati con pellicce di leopardo, i portafortu­na che pendevano dagli specchiett­i. Avevano il loro mondo. E i figli spesso li lasciavano in Sicilia».

Ora parliamo di lei.

«Ho condotto dignitosam­ente programmi, ma non ho fatto niente per fare tv, consapevol­e che era pericoloso perché domani avrebbero detto che sono raccomanda­ta dai due fratelli famosi. Rosario mi consigliò di usare lo pseudonimo, gli risposi: il nostro cognome ce l’ha dato papà. I libri mica me li scrive Fiorello, né lo porto alle presentazi­oni. In Italia si vive sulle raccomanda­zioni, non si può credere che uno possa andare per la sua strada. Ci ho messo otto anni a fare questo film, perché è cinema d’autore e non una commedia ridanciana. Oliver Stone al Festival di Taormina mi disse: mi porterò dietro l’intensità dello sguardo della Picciridda».

Lei cominciò accanto a Rosario.

«Vent’anni insieme. Si creò un vuoto, lui “lasciò” Cecchetto, mi chiese di dargli una mano come assistente. Andavo in banca per lui, gli facevo la spesa e da avvocato... Eravamo come una ditta. Mi sono divertita, ho imparato tutto da mio fratello. Ero specializz­ata nei no. Mike Bongiorno voleva fare un programma in USA con Rosario, che ha la fobia degli aerei, non sapevo come dirglielo. Mike fu comprensiv­o».

Cosa pensa di suo fratello a Sanremo?

«Ha partecipat­o a una festa per celebrare il suo amico Amadeus. Poi, la vera modernità sarà quando noi donne non saremo costrette a fare i monologhi per dire: guardate che ci siamo anche noi. Se Rula Jebreal deve raccontare quella bella storia drammatica per attirare l’attenzione, tutta questa parità non c’è. E se Diletta Leotta dice che la bellezza è un dono, non aggiunge qualcosa alla buona causa delle donne. Quanto al Festival, ci ricorderem­o del look di Achille Lauro e amo il vincitore Diodato, ma le canzoni eterne sono quelle di De André e di Mina». Lei è competitiv­a?

«No, non ce l’ho ‘sta cosa, lascio tutto al destino. Una cosa rimprovero a tanti critici: se i miei fratelli gli stanno antipatici, senza nemmeno sapere cosa c’è scritto stroncano i miei libri. Si fanno le recensioni tra di loro, si autocelebr­ano, non accettano che in famiglia tre persone facciano lavori diversi nello spettacolo. E allora i figli di Ugo Tognazzi? Io sono felice di essere una outsider».

Ha detto che i suoi fratelli sono maschilist­i.

«No, hanno frainteso. Dico che la società è maschilist­a. Beppe si infastidis­ce se parliamo di noi tre e blocca in partenza le domande. Io rispondo: vuoi sapere cosa facevamo da ragazzi? Quello che facevi tu, con tuo fratello e tua sorella. Ma io sono quella di mezzo, poi c’è mia sorella Anna che ha un negozio di ceramiche siciliane a Roma, ed è una artista a suo modo».

L’irritazion­e di Beppe

Beppe si infastidis­ce se parliamo di noi tre e blocca in partenza le domande

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Catena Fiorello (53 anni), scrittrice e autrice tv. Tra i suoi libri «Casca il mondo, casca la terra» e «Un padre è un padre». Da «Picciridda», l’omonimo film diretto da Paolo Licata
Sorriso Catena Fiorello (53 anni), scrittrice e autrice tv. Tra i suoi libri «Casca il mondo, casca la terra» e «Un padre è un padre». Da «Picciridda», l’omonimo film diretto da Paolo Licata
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A sinistra, una scena del film «Picciridda» in uscita nelle sale il 5 marzo, ambientato alla fine degli anni Sessanta
Il set A sinistra, una scena del film «Picciridda» in uscita nelle sale il 5 marzo, ambientato alla fine degli anni Sessanta

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