Corriere della Sera

Primo spareggio per lo scudetto

Conte ritrova la supercoppi­a Lukaku-lautaro ma non risolve il dubbio Eriksen-barella «Noi e loro siamo soltanto due outsider»

- Guido De Carolis

Per Antonio Conte Inter MILANO e Lazio «sono due outsider del campionato», giudizio riduttivo, per sé e Simone Inzaghi e per inquadrare la sfida tra prima e seconda. La partita dell’olimpico è tra vere pretendent­i allo scudetto e porta in campo 107 punti, un record per la serie A alla 24ª giornata. L’inter capolista è da inizio stagione la designata anti-juventus, la Lazio lo è diventata cammin facendo e, da quando fu sconfitta a San Siro dai nerazzurri un girone fa, non ha più perso. La squadra di Conte il primo posto l’ha invece costruito soprattutt­o in trasferta, dove non ha lasciato giù quasi nulla: nove vittorie e appena due pari, con Fiorentina e Lecce. In più all’olimpico i nerazzurri hanno vinto le ultime tre sfide. È una partita scudetto, mimetizzat­a da sfida non decisiva, chi perde zavorra la classifica e la testa: il rischio è altissimo per entrambi, visto l’impegno della Juventus con il Brescia. L’inter è a un punto di svolta, oggi la Lazio e tra due settimane lo scontro allo Stadium con i bianconeri, abbastanza per capire quale piega prenderà il finale di stagione.

Conte sta coperto per non far schizzare alle stelle aspettativ­e già altissime, ma al primo anno ha sempre vinto e farlo di nuovo lo trasferire­bbe, quasi di diritto, dalla galleria dei grandi a quella dei mostri sacri. All’olimpico si presenta con la miglior difesa del campionato, appena 20 reti incassate come pure la Lazio. Ritrova, dopo due turni di squalifica, Lautaro ammaliato dalle sirene mai mute del mercato. Il corteggiam­ento del Barcellona, deciso a pagare la clausola di 111 milioni, è però per Conte «un chiacchier­iccio che conta zero». Piuttosto il tecnico si affida al suo Gigante, Romelu Lukaku. Il belga in trasferta è stato una sentenza con già 12 reti in appena undici giornate.

Chi resta ancora tra i sospesi è Christian Eriksen. Il danese si gioca una maglia da titolare con Barella più che con Vecino, l’uruguaiano dovrebbe esserci e piantonare Milinkovic-savic. «Eriksen può incidere quando entra, lo vedrete dall’inizio quando lo riterrò opportuno. A Udine farlo partire titolare è stata una forzatura». Cominciare con lui non sarebbe poi così strano. Il tecnico deciderà, ma senza l’infortunat­o Sensi (resterà in panchina anche Handanovic, in porta va Padelli), il danese è un’imprevedib­ile variabile da potersi giocare.

L’inter deve provare a cancellare la sconfitta di Coppa Italia con il Napoli, un’altra di quelle squadre come Fiorentina, Cagliari e Lecce, che hanno scelto di aspettare i nerazzurri. La Lazio invece una sua identità precisa ce l’ha, è pericolosa, ha qualità e «viene da partite giocate come prove di forza evidenti. Però come noi vogliono vincere, quindi se la giocherann­o».

La sottolinea­tura è una speranza per Conte, l’inter si è guadagnata lo status di grande, molti la temono e pensano solo a chiudersi e ripartire, a grattare via un punto. Un atteggiame­nto che la Lazio non può proprio permetters­i. Si affrontano due squadre con difese ermetiche e attacchi stratosfer­ici, il secondo (Lazio 53 gol) e il terzo (Inter 48) della serie A, le formazioni con la più alta percentual­e di tiri nello specchio: 54,3% Inter, 51,4% Lazio. Praticamen­te pari in tutto, di fatto equivalent­i, simili pure nel modulo e nel modo di stare in campo.

Una sfida sul filo dell’equilibrio, rotto da Conte solo per bocciare l’idea della Var a chiamata: «Non mi piace. Chi sta davanti al video che fa? Io non devo chiamare nessuno, ho già tanti pensieri durante la partita...». Ma se esce indenne dall’olimpico ne avrà uno solo: lo scudetto.

Trasferta

I nerazzurri in trasferta viaggiano a mille: finora nove vittorie e due pareggi

L’ultima volta che la Lazio ha perso una partita di campionato, era ancora settembre e l’estate era finita da tre giorni. A batterla è stata l’inter, che con quella vittoria l’ha più che doppiata: 15 punti a 7. Immobile era finito in panchina per punizione (aveva contestato platealmen­te una sostituzio­ne nella gara precedente, contro il Parma) e c’era perfino chi chiedeva la testa di Inzaghi. Il quale, oggi che si gioca un pezzo piccolo — ma nemmeno tanto — di scudetto proprio contro i nerazzurri, dice: «Sappiamo da dove siamo partiti, non dimentiche­remo da dove arriviamo».

Da quel 25 settembre, la Lazio ha vinto 14 volte e pareggiato 4. È la striscia di imbattibil­ità più lunga nella storia del club e si aggiunge al record di vittorie consecutiv­e (11) interrotto dall’1-1 nel derby. Se riuscisse a venirne fuori anche stasera, la squadra romana completere­bbe un girone intero senza sconfitte.

Dettagli numerici di non eccessivo interesse, ormai. L’obiettivo della Lazio, messo nel mirino attraverso un autunno e una prima parte d’inverno senza precedenti, non è più stabilire un primato ma centrare il bersaglio grosso: lo scudetto. La sfida contro l’inter è una straordina­ria opportunit­à, che viene vissuta anche come l’ultimo esame: superato questo, nessuno potrebbe più avanzare dubbi sulla legittimit­à delle speranze di successo del club di Lotito. È una situazione talmente speciale e inattesa da avere perfino risvegliat­o il popolo biancocele­ste, che riempirà con oltre 60 mila spettatori (10 mila nerazzurri) l’olimpico: un evento, da queste parti.

Il fatto che la Lazio sia lassù non per caso, ma certamente a sorpresa, toglie un po’ di pressione ai giocatori di Inzaghi, anche se la classifica comincia a ingolosire tutti. Incluso Lotito, il quale ha confeziona­to una massima pure per il sogno scudetto: «Gli obiettivi si raggiungon­o, non si programman­o». In realtà la società aveva progettato di arrivare in Champions ma adesso crede di poter realizzare qualcosa di ancora più grande, addirittur­a di storico.

Inzaghi ormai accetta il ruolo di contendent­e di Juve e Inter con sicurezza, perfino più di quanto non faccia lo stesso Conte: «È una partita scudetto, lo racconta la classifica e mi fa un bell’effetto sentirlo dire». Anche se le distanze con i bianconeri e i nerazzurri esistono, lo dicono gli investimen­ti e il comportame­nto dei club sul mercato: l’acquisto top della Lazio in estate è stato Lazzari e a gennaio non è arrivato nessuno per rafforzare l’organico. «Se guardiamo i fatturati ci sono diverse squadre, non solo le due di testa ma anche Roma e Milan, che dovrebbero stare davanti a noi. Ma il calcio è qualcosa di diverso, la carta conta poco, vale invece il campo e i pronostici vengono spesso ribaltati. Noi ci stiamo provando, vogliamo rimanere in alto più a lungo possibile».

La Lazio affronterà l’inter senza Lulic, il capitano e l’uomo dei gol speciali. Al suo posto ci sarà Jony, che all’andata si perse D’ambrosio permettend­ogli di andare a segnare il gol decisivo. Lo spagnolo nasce ala, quando è arrivato in fase difensiva era un mezzo disastro, ora è migliorato. Inzaghi ha tre dubbi di formazione: nella rifinitura ha provato Patric, Marusic e Correa ma potrebbe anche far giocare Luiz Felipe, Lazzari e Caicedo. Di sicuro ci saranno tutti i talenti e i trascinato­ri, da Luis Alberto a Milinkovic-savic fino a Immobile. Se l’inter in trasferta non ha mai perso, la Lazio non è mai caduta in casa. Chissà se si potrà dire lo stesso di entrambe dopo lo scontro diretto.

Niente scaramanzi­e, Inzaghi non si nasconde «È una partita per il titolo, lo dice la classifica e fa davvero un bell’effetto sentirlo dire»

Trascinato­ri

Lulic fuori, ci sarà Jony, pronti i trascinato­ri: Immobile, Luis Alberto e Milinkovic-savic

Inzaghi Se guardiamo i fatturati ci sono diverse squadre, non solo le due di testa ma anche Roma e Milan, che dovrebbero stare davanti a noi. Ma il calcio è qualcosa di diverso, la carta conta poco, vale il campo e i pronostici vengono spesso ribaltati. Noi ci stiamo provando, vogliamo rimanere in alto più a lungo possibile

 ??  ?? Coppia gol Romelu Lukaku, 26 anni, e Lautaro Martinez 23 anni, in campionato finora hanno segnato 28 gol. Lukaku su 11 gare in trasferta ha realizzato 12 gol (Lapresse)
Coppia gol Romelu Lukaku, 26 anni, e Lautaro Martinez 23 anni, in campionato finora hanno segnato 28 gol. Lukaku su 11 gare in trasferta ha realizzato 12 gol (Lapresse)
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