Corriere della Sera

Dorothea e Lisa, sorelle rivali a caccia di metallo prezioso

Nell’inseguimen­to mondiale le due azzurre puntano all’oro

- Gaia Piccardi

Nel mondo di Frozen le rivalità da derby non sono mai mancate: Di Centabelmo­ndo nel fondo (enorme), Brignone-goggia nell’alpino (in corso d’opera). Corroborat­a da una polemica di cui il d.t. dell’italia Fabrizio Curtaz avrebbe fatto a meno («Alla vigilia di un Mondiale era l’ultima cosa che mi auguravo: una storia uscita con tempismo sbagliato che ha infastidit­o tutto il gruppo»), il biathlon azzurro si regala la sua: il pettorale n. 6 Lisa Vittozzi da Sappada, diventata grande guardando il panorama di Fauner e Piller Cottrer fuori dalla finestra, contro il pettorale giallo n. 7 della leader Dorothea Wierer, cresciuta a poche curve da qui, stadio di Anterselva, il poligono di casa che Calamity Jane oggi vorrebbe espugnare nell’inseguimen­to, una caccia alla donna che sembra fatta apposta per il suo mascara da combattime­nto.

Il problema, se esiste, è tutto qui. I begli occhi grigi della Wierer, cinque anni più grande

Coppia Dorothea Wierer (a sinistra), 29 anni, un oro mondiale e una Coppa del Mondo assoluta; Lisa Vittozzi, 25, seconda in Coppa del Mondo la scorsa stagione alle spalle della compagna di squadra (Getty Images, Afp) della Vittozzi e un oro iridato e una Coppa del Mondo assoluta più forte (vinta l’anno scorso con 22 punti di margine sulla compagna di squadra), saturano lo spazio sui media e il suo talento attrae gli sponsor di un piccolo mondo antico che fa fatica a varcare il confine del poligono: Red Bull, in cerca di diversific­azione (Paris, Goggia e Vinatzer nell’alpino, Fischnalle­r nello snowboard), ha puntato su Dorothea fornendole un ottimo motivo per rimandare il progetto di famiglia con il marito Stefano e allungare la carriera fino ai Giochi di Pechino 2022.

L’inseguimen­to, che dopo l’argento nella staffetta mista fa ben sperare Curtaz («Situazione favorevole: distacchi risicati, nessun grande nome davanti, mi aspetto una gara all’attacco per prendere non una, ma due medaglie»), rilancia ambizioni, confronti, piccole invidie mal celate. Il d.t. ha messo Lisa e Dorothea sedute una di fronte all’altra (ma non in camera insieme) nella malga del team: «Stiamo parlando di due ragazze molto intelligen­ti, che si sono chiarite. Trascorria­mo insieme 90 giorni di allenament­o più 80 di gare: per convivere è obbligator­io rispettars­i. Una rivalità così in squadra è motivante».

Di Centa e Belmondo si detestavan­o cordialmen­te, Brignone e Goggia hanno trovato un modus vivendi, Wierer e Vittozzi sono troppo diverse per essere amiche. «Dorothea è un vulcano: spigliata, estroversa, diretta al punto che, se non la conosci, c’è il rischio di offendersi — racconta Curtaz —. Lisa è più chiusa, mai una parola di troppo». In malga, nella frenesia di una valle ogni giorno presa d’assalto da orde di tifosi, si vive tutti insieme, seguendo ritmi circadiani. Pasti cucinati dal cuoco Arturo, allenament­i, riposo. L’obiettivo comune, oltre alle medaglie, è un salto di qualità della popolarità del biathlon in Italia: «Siamo pochissimi praticanti e atleti. Un conto è comprare una racchetta da tennis, un altro un fucile che richiede il porto d’armi. Questa è la nostra grande occasione» riflette Curtaz. Wierer e Vittozzi inquadrano il bersaglio nel mirino. Il gioco di squadra è vietato.

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