Sconfitte, progetto e tempi di Milano
Ettore Messina è venuto a Milano per vincere, non certo per questo scempio in atto, per esempio la semifinale contro Venezia in Coppa Italia. E anche l’altalenante rendimento in Eurolega, più i toni bassi che quelli alti, delude. Sbagliato che Messina motivi la penosa prestazione in Coppa Italia con le percentuali di tiro da fuori, perché un grande allenatore alla guida di una grande squadra dovrebbe conoscere le alternative se le diverse manine dei suoi tiratori sembrano addirittura monche. Ma a Messina bisogna dare tempo perché è il massimo interprete di un progetto che, si dice in casa Olimpia ma anche in quella di Giorgio Armani, va oltre il risultato contingente: Messina è coach ma anche president, significa dirigere un superlavoro rivolto anche al futuro, creare quindi un gruppo, squadra e società, che conosca, rispetti la cultura e l’etica del lavoro, sappia affrontare e superare i momenti più duri, rispetti le regole, possa vivere alla pari con le big europee: qualità e caratteristiche che erano della vecchia Olimpia, passato mai rinnegato da Messina, tutt’altro. Il piano prevede una mentalità vincente per una squadra che, mai dimenticarlo, ha alcuni giocatori poco rivolti al futuro, solo per l’età, quindi presi o confermati per vincere adesso: questa mentalità ora manca. Si resta convinti che se avesse conquistato la Coppa Italia, era nelle sue possibilità, evitando così la figuraccia, la semina di Messina sarebbe stata agevolata. L’aspettativa su Milano, lo scudetto quindi, resta alta, perché battere l’armani in una serie di playoff non sarà facile, nemmeno per Venezia.