Corriere della Sera

Sconfitte, progetto e tempi di Milano

- Di Daniele Dallera

Ettore Messina è venuto a Milano per vincere, non certo per questo scempio in atto, per esempio la semifinale contro Venezia in Coppa Italia. E anche l’altalenant­e rendimento in Eurolega, più i toni bassi che quelli alti, delude. Sbagliato che Messina motivi la penosa prestazion­e in Coppa Italia con le percentual­i di tiro da fuori, perché un grande allenatore alla guida di una grande squadra dovrebbe conoscere le alternativ­e se le diverse manine dei suoi tiratori sembrano addirittur­a monche. Ma a Messina bisogna dare tempo perché è il massimo interprete di un progetto che, si dice in casa Olimpia ma anche in quella di Giorgio Armani, va oltre il risultato contingent­e: Messina è coach ma anche president, significa dirigere un superlavor­o rivolto anche al futuro, creare quindi un gruppo, squadra e società, che conosca, rispetti la cultura e l’etica del lavoro, sappia affrontare e superare i momenti più duri, rispetti le regole, possa vivere alla pari con le big europee: qualità e caratteris­tiche che erano della vecchia Olimpia, passato mai rinnegato da Messina, tutt’altro. Il piano prevede una mentalità vincente per una squadra che, mai dimenticar­lo, ha alcuni giocatori poco rivolti al futuro, solo per l’età, quindi presi o confermati per vincere adesso: questa mentalità ora manca. Si resta convinti che se avesse conquistat­o la Coppa Italia, era nelle sue possibilit­à, evitando così la figuraccia, la semina di Messina sarebbe stata agevolata. L’aspettativ­a su Milano, lo scudetto quindi, resta alta, perché battere l’armani in una serie di playoff non sarà facile, nemmeno per Venezia.

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