Il governo rimane in bilico
Niente accordo sui decreti sicurezza. Renzi: se cade Conte nuovo esecutivo
Resta la tensione nel governo. Ma se cade il governo non si andrà alle urne, assicura Matteo Renzi. Che avverte: «Vogliono cacciarci? Lo facciano». Intanto sui decreti sicurezza non si trova l’intesa. Mancavano i capidelegazione. E l’agenda 2023 del premier Giuseppe Conte parte con uno stop. Il leader leghista Matteo Salvini si difende sul caso Open Arms: «Lo sbarco toccava a Spagna e Malta».
Dalle piazze all’amministrazione. Dai comizi al governo. A cui Matteo Salvini spera di tornare il prima possibile, sia pure passando — se necessario — da un nuovo esecutivo tecnico.
Il leader leghista ha interrotto per un giorno la sua galoppata attraverso l’italia per incontrare tutti gli amministratori regionali leghisti. Più di duecento persone, con un tavolo rappresentativo: oltre a Salvini, al vice Giancarlo Giorgetti e ai capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, i sei governatori che — nella proiezione comunicativa — rappresentano il buon governo leghista e dovrebbero andare a formare una cabina di regia Parlamento-territori. Insomma, Salvini punta a usare le Regioni controllate dalla Lega come una sorta di contro governo con «la credibilità di amministrazioni tra le più efficienti d’italia».
Ieri il leader ha ribadito quel che aveva detto per la prima volta il giorno prima: «Se qualcuno mi dice “cade Conte, c’è bisogno di un governo di passaggio per due mesi per ridisegnare i collegi elettorali”, per carità di Dio... L’importante è che si voti il prima possibile». Non sarebbe lui a opporsi. Non tralasciando di chiamare in causa il capo dello
32 la percentuale attribuita alla Lega nelle intenzioni di voto Ipsos del primo febbraio
Stato: «Il presidente non ha bisogno dei miei consigli, ma ricordo che Mattarella questa estate chiese un governo stabile, non litigioso, produttivo. Penso che dopo sei mesi tutti, dal Quirinale in giù, si sono resi conto che è un governo che sta insieme solo contro Salvini». Resta il fatto che, anche ieri, non è rallentato il brusio rispetto ai rapporti, da Salvini smentiti, con Matteo Renzi. Anche se c’è chi annota che quando Salvini dice che «non è assolutamente immaginabile che io possa governare questo Paese con il M5S o con il Pd», non includa Italia viva tra gli infrequentabili. Mentre l’ex ministro Gian Marco Centinaio, commentando la possibilità di un «patto tra i due Mattei» non fa gli scongiuri: «Se ci fosse ben venga, l’importante è andare al voto e non fare un terzo governo che agli italiani non serve». Fermo restando che, per ridisegnare i collegi elettorali, servirà un tempo, probabilmente superiore ai «due mesi» indicati da Salvini.
Intanto, il tema del rapporto con l’unione europea (e l’eventuale uscita dell’italia) continua a far segnare una certa effervescenza. La parte della Lega meno filo Ue, sembra identificare in Giancarlo Giorgetti la posizione avversa. Anche se ieri Alberto Bagnai ha pubblicato una sua foto sorridente con il vice segretario della Lega. In serata Salvini lo ha detto nitido: «Con Giorgetti abbiamo la stessa linea sull’europa: nessuno vuole uscire da niente», sia pure aggiungendo che «per noi viene prima l’italia della burocrazia europea». Posizione simile aveva espresso con i cronisti Luca Zaia alla riunione di Roma: «L’uscita dall’ue non è in discussione. Punto». Di più: «Noi veneti siamo europeisti».
Mentre l’europarlamentare Antonio Maria Rinaldi ha ribadito che «l’ue non può essere un’imposizione dei padroni del vapore, Francia e Germania».
Ma ieri è stato anche il giorno delle polemiche suscitate dalle frasi di Salvini su chi utilizza i Pronto soccorso per abortire. Uno per tutti, Nicola Zingaretti: «Salvini fa confusione, dice bugie e in questo caso aggredisce le donne italiane». E il centrodestra a difenderlo, sia pure senza sgolarsi. Per Giorgia Meloni, la frasi di Salvini «sono state molto amplificate» mentre Mara Carfagna invita a «non banalizzare ma educare». E Salvini? Sottolinea che «nessuno mette in discussione il diritto alla libera scelta delle donne. Ma quando arrivi alla settima interruzione, vuol dire che c’è qualcosa da ripensare e da rivedere».