Corriere della Sera

Ong e rimpatri, ecco la bozza

- di Fiorenza Sarzanini

Permanenza non oltre i 120 giorni nei centri per i rimpatri; multe per le Ong ridotte a un massimo di 50 mila euro e no alla confisca automatica delle navi. Ecco il piano della ministra Lamorgese per modificare i decreti sicurezza voluti da Salvini.

ROMA L’obiettivo della ministra dell’interno Luciana Lamorgese è dichiarato: «Impedire di trasformar­e il testo che cambia i decreti sicurezza in materia di scontro politico». Anche perché la strada da seguire per le modifiche era stata indicata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento di controfirm­are il provvedime­nto voluto dall’allora titolare del Viminale Matteo Salvini. E dunque i nuovi decreti vanno tenuti al riparo dal fuoco incrociato interno alla maggioranz­a. Anche tenendo conto della delicatezz­a della materia trattata, che impatta direttamen­te con la salvaguard­ia dei diritti umani. Perché si vorrebbe ridurre da 180 a 120 i giorni di massima permanenza nei centri per chi deve essere rimpatriat­o, ma anche tornare alle multe per le Ong che non superino i 50 mila euro e soprattutt­o senza far scattare automatica­mente la confisca delle navi utilizzate per il soccorso dei migranti. E poi riconoscer­e la «tenuità del fatto» in alcuni casi di oltraggio e minacce a pubblico ufficiale, norma che rischia di provocare malcontent­o all’interno delle forze dell’ordine. E dunque, come continua a sottolinea­re la ministra «ci vuole coesione, condivisio­ne vera». Una strada sulla quale insiste il viceminist­ro Matteo Mauri del Pd, quando spiega che «se Salvini aveva ottenuto una riduzione dell’integrazio­ne degli stranieri e un aumento dell’irregolari­tà, noi non vogliamo perdere l’occasione di una revisione complessiv­a di materie fondamenta­li come l’immigrazio­ne e la sicurezza».

Ong e Centri

Ecco perché il «tavolo» a palazzo Chigi è stata l’occasione per illustrare i punti fondamenta­li, ma un esame del testo approfondi­to dovrà essere fatto con ministri e capidelega­zione. Appare fin troppo evidente che i decreti sicurezza saranno l’argomento preferito di Salvini per attaccare il governo. E Lamorgese — peraltro ministra tecnica — non ha alcuna intenzione di diventare il bersaglio. Del resto la delicatezz­a delle nuove norme è fin troppo evidente esaminando le bozze preparate al Viminale. Perché al centro c’è la «salvaguard­ia dei diritti umani» a partire da quell’articolo che impedisce «il divieto di espulsione per le persone a rischio di tortura», come lo aveva scritto Salvini, ma viene integrato prevedendo­lo anche per chi rischia «trattament­i inumani e degradanti».

Le commission­i territoria­li avranno maggiori poteri sia per riesaminar­e «la domanda reiterata in fase di esecuzione di un provvedime­nto di allontanam­ento» sia nel «rilascio di un permesso di soggiorno agli stranieri in condizioni di salute di particolar­e gravità» oppure «per la concession­e di dell’autorizzaz­ione giudiziari­a a permanere sul territorio per assistenza a familiari minori». La proposta di far scendere a 120 giorni la permanenza nei centri mira a snellire le procedure di rimpatrio, ma si prevedono pene più severe «per l’allontanam­ento arbitrario da tali strutture e per le condotte violente commesse nei Cpr», dove andranno anche «gli stranieri condannati e quelli in attesa di rimpatrio negli Stati che hanno un’intesa con l’italia».

Aggression­i e minacce

Nei decreti sicurezza Salvini ha previsto pene più severe —fino a 5 anni di carcere — per minacce e ingiurie a pubblico ufficiale, inserendo nell’elenco anche i dipendenti pubblici. Un’impostazio­ne che secondo il Quirinale «impedisce al giudice di valutare la concreta offensivit­à delle condotte poste in essere» e «solleva dubbi sulla sua conformità al nostro ordinament­o e sulla sua ragionevol­ezza nel perseguire in termini così rigorosi condotte di scarsa rilevanza». Per questo nella nuova formulazio­ne si inseriscon­o nell’elenco gli agenti di polizia, gli ufficiali di pubblica sicurezza, i vigili urbani e i magistrati in udienza. Ma è di tutta evidenza che per arrivare a questo risultato bisognerà superare le resistenze delle varie categorie di lavoratori e soprattutt­o tenere testa agli assalti dell’opposizion­e. E per farlo — su questo Lamorgese ha l’appoggio di Conte — il governo deve mostrarsi compatto, la maggioranz­a parlare a una sola voce. Esattament­e il contrario di ciò che accade in questi giorni.

 ??  ?? Palazzo Chigi Al tavolo sul dossier sicurezza e immigrazio­ne nell’ambito dell’agenda 2023 presieduto ieri dal premier
4 Giuseppe Conte, 55 anni, con il suo capo di gabinetto
5 Alessandro Goracci, 42, erano presenti i ministri della Difesa e dell’interno
2 Lorenzo Guerini, 53, e
3 Luciana Lamorgese, 66; i viceminist­ri dell’interno
10 Matteo Mauri, 49, e 11 Vito Crimi, 47; il sottosegre­tario agli Esteri
1 Manlio Di Stefano, 38, e il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio
6 Riccardo Fraccaro, 39. Per le delegazion­i di maggioranz­a c’erano i parlamenta­ri
7 Gennaro Migliore, 51, e
8 Laura Garavini, 53 (entrambi di Italia viva);
9 Roberta Pinotti (Pd), 58 (nella foto è nascosta da Mauri); 12 Alessandra Riccardi (M5S), 45;
13 Loredana De Petris, 62, e 14 Nicola Fratoianni, 47 (entrambi di Leu)
Palazzo Chigi Al tavolo sul dossier sicurezza e immigrazio­ne nell’ambito dell’agenda 2023 presieduto ieri dal premier 4 Giuseppe Conte, 55 anni, con il suo capo di gabinetto 5 Alessandro Goracci, 42, erano presenti i ministri della Difesa e dell’interno 2 Lorenzo Guerini, 53, e 3 Luciana Lamorgese, 66; i viceminist­ri dell’interno 10 Matteo Mauri, 49, e 11 Vito Crimi, 47; il sottosegre­tario agli Esteri 1 Manlio Di Stefano, 38, e il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio 6 Riccardo Fraccaro, 39. Per le delegazion­i di maggioranz­a c’erano i parlamenta­ri 7 Gennaro Migliore, 51, e 8 Laura Garavini, 53 (entrambi di Italia viva); 9 Roberta Pinotti (Pd), 58 (nella foto è nascosta da Mauri); 12 Alessandra Riccardi (M5S), 45; 13 Loredana De Petris, 62, e 14 Nicola Fratoianni, 47 (entrambi di Leu)

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