Corriere della Sera

Marco, positivo al test prima del decollo «Vado negli Usa con mia moglie»

- di Marta Serafini

«Grazie ma preferisco tornare a Miami con mia moglie». È arrivato ieri negli Stati Uniti — in Italia erano le 8.30 del mattino — alla Travis Air Foce Base, vicino Fairfield, in California, Marco C., 55 anni, l’italiano che era bordo della Diamond Princess, risultato positivo al Covid-19. Pur essendo nella lista dei 35 italiani a bordo della Diamond Princess, la nave da crociera in quarantena nella baia di Yokohama dal 3 febbraio, Marco non ha chiesto l’assistenza delle autorità italiane e ha deciso di salire sul volo charter destinato agli americani, con la moglie cittadina statuniten­se.

Subito prima del decollo, a bordo dei bus diretti all’aeroporto, per lui e per altri 13 passeggeri la notizia: il test del Covid-19 è positivo. Una scoperta che ha costretto Washington ad agire d’urgenza e a cambiare i piani. Con il risultato che Marco e gli altri sono stati imbarcati in una cabina isolata dell’aereo protetta da un protocollo di sicurezza aggiuntivo.

Ore complicate e di concitazio­ne dunque, tanto che tra i 380 statuniten­si della Diamond Princess c’è anche chi ha deciso di non salire sugli aerei messi a disposizio­ne dal Dipartimen­to di Stato per paura di contrarre il virus in volo. Ma soprattutt­o momenti di confusione quando i passeggeri statuniten­si si sono resi conto che avrebbero viaggiato con pazienti contagiati. «Ho visto i teli di plastica e le misure di sicurezza e mi sono spaventata», ha dichiarato Carol Montgomery, 67 anni, al New York Times. Ma c’è anche chi tira un sospiro di sollievo. «Ora è molto meglio, non ci sentiamo più prigionier­i, all’idea di rimanere ancora su quella nave pensavo di impazzire», ha raccontato alla Cnn Sarah Arana all’arrivo in California.

Da oggi per tutti — anche per chi è risultato negativo — è previsto l’inizio di un nuovo periodo di quarantena di almeno due settimane da trascorrer­e nella base di Lackland in Texas o in quella di Fairfield in California.

Sulla nave, intanto, la situazione è sempre più complessa. Difficile mantenere la quarantena, nonostante gli accorgimen­ti presi, come l’obbligo di restare chiusi in cabina, con mezz’ora d’aria al giorno e l’obbligo di indossare la mascherina e di non superare i due metri di distanza. Restrizion­i e regole che però non hanno impedito nuovi contagi — ora il 10 per cento del totale dei passeggeri è infetto — e hanno fatto aumentare la tensione. «Dobbiamo lavorare per contenere le persone, e attuare un bilanciame­nto fra la salute della popolazion­e in Giappone e quella delle persone presenti sulla nave. È difficile perché ci sono ancora molte cose che sono sconosciut­e su questo virus e lavoriamo ora dopo ora per chiarirle», ha spiegato Sylvie Briand, direttore del Global Infectious Hazard Preparedne­ss dell’oms.

Tra i nostri 35 della Diamond, Marco non è il solo ad avere legami con altri Paesi. Come si apprende da fonti della Farnesina, due hanno doppio passaporto australian­o mentre un altro è sposato con una giapponese. Da capire dunque cosa deciderann­o di fare. E come sarà il loro viaggio verso casa.

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